Uno tsunami che ci appartiene Abbiamo appreso dalle recenti notizie il disastro che ha colpito i paesi del sud-est asiatico coinvolgendo anche parecchi italiani, la maggior parte dei quali in vacanza.

Come non riflettere sulla nostra transitoria esistenza?

Le immagini che abbiamo visto sono solo una piccola parte di quella che è la ben più tragica realtà di 225 mila vittime, un bilancio catastrofico destinato a salire.

Spazzati dalla forza di un'onda anomala che viaggiava a 800 km orari travolgendo case, cose e vite umane, ecco che quando si perde tutto si apprezza il dono della vita, cercando un'ancora di salvezza cosi come ci hanno raccontato i superstiti scampati al disastro.

 

Una vera apocalisse!

 Ci verrebbe da chiedere: Ma Dio dov'era, quando l'onda spazzava via tutti quei bambini, che ignari giocavano in riva al mare, e tutti quei popoli già umiliati dalla sofferenza e dalla povertà, che hanno visto portare via tutto, anche la loro stessa vita? Chi era in vacanza ha rischiato o perso la vita, ma i poveri del luogo hanno perso tutto, anche la loro dignità, lo tsunami lo hanno avuto in casa e i superstiti ora lottano per la sopravvivenza!

Dio certamente era presente nella umanità sofferente ma pur sempre lontana da Lui; non si può attribuire a Dio il peso delle catastrofi ma alla nostra personale responsabilità. Certe catastrofi di natura ambientale e naturale sono pur sempre dirette dalla mano di Dio; ora la parola di Dio e anche la tradizione dei nostri cari ci insegna che solo la preghiera intercede per placare le catastrofi che incombano sull'uomo. Con questo non voglio dire che quei popoli erano più peccatori di noi, ma forse più preparati alla sofferenza, così da essere un richiamo forte per tutta l'umanità.

" Convertirsi e ritornare al Signore"

Una notizia toccante è stata quella  accaduta nel sud dell’India la Basilica di Vailankanni è stata risparmiata dalla furia del maremoto, benché edifici a soli 100 metri, e alla stessa altezza sul livello del mare, siano stati devastati. Nel santuario si trovavano più di duemila fedeli radunate in preghiera davanti alla statua della Nostra Signora della Buona Salute. L'onda assassina si è arrestata davanti all'ingresso della Basilica, mentre la massa d'acqua ha devastato il terminal degli autobus, che sta 400 metri alle spalle dal santuario ed è posto alla stessa altezza sul livello del mare.

"Chi può negare che si sia trattato di un autentico miracolo?"

                    

                     La potente benedizione della Nostra Signora di Vailankanni ha salvato migliaia di vite: le persone all'interno della Basilica non sono state minimamente toccate dalle mostruose onde. E quante se ne sarebbero salvate se ci ricordassimo del Signore sempre non solo nel dolore, se solo l'intera umanità sapesse abbandonarsi fiduciosa nelle braccia del suo Dio, come bimbo nelle braccia del Padre.

 In tutto questo l'uomo continua ad avere le sue personali responsabilità, come per esempio essere consapevoli del disastro imminente e non premunirsi per dare i dovuti allarmi per cercare di salvare il salvabile. Se solo fossero stati impiantati per quei paesi poveri gli stessi sistemi di allarme che sorvegliano l'Atlantico i paesi ricchi dell'America oggi certamente il bilancio dei morti sarebbe certamente minore. Di grande esempio c’è stata la bambina inglese, Tilly, che ha rilevato il fenomeno insolito del mare e ha lanciato il grido d’allarme salvando a Phuket più di duecento turisti; Tylly è un monitor anche per tutti i diretti responsabili che avrebbero dovuto agire così. Ecco i danni della nostra incuria  e insensibilità nel sottovalutare i richiami d’emergenze e nel non saper vigilare sui nostri fratelli. Questo non è successo solo per lo tsunami, ma accade ogni giorno negli ambienti di lavoro, per strada, negli ospedali, a casa, ovunque nelle piccole e nelle grandi mancanze, perchè non sappiamo più prestare attenzione a chi ci vive o ci passa accanto. Gli insegnamenti del Vangelo sembrano argomenti che non ci toccano e non ci appartengono più.  E invece Gesù ci insegna ad amare i nostri fratelli come noi stessi; e ora dopo lo tsunami piangiamo i morti cercando di raccogliere i cocci rimasti. Ma perchè non parlare di uno tsunami peggiore, quello dell'aborto: una devastazione continua e “normale” per la nostra attenzione; e quanti ancora muoiono per fame, freddo e guerre continue volute da mano d'uomo. Queste vittime forse non ci appartengono?

 A noi forse no, ma a Dio si!

 

                Quello che è accaduto al sud est asiatico è un richiamo per tutti a essere custodi della vita di chi ci vive accanto; l'egoismo è un muro troppo alto, che ciascuno di noi deve sforzarsi di abbattere.

Se ci professiamo cristiani, dobbiamo vivere come tali fino in fondo. Non saranno le parole a convincere, ma i fatti; ognuno deve sentirsi responsabile di condurre il proprio fratello a Dio, non impugnando la spada della giustizia, perché quella spetta solo a Dio, ma con l'amore, la misericordia, quella che Gesù ci ha lasciato, autentica sorgente inesauribile. Soltanto la forza dell'amore potrà placare tutte le forze della natura che si scateneranno contro l'umanità, e se anche un altro tsunami ci piomberà addosso, di certo non ci coglierà impreparati.      

                                                                                                  Sr. Lucrezia