“La speranza è la virtù teologale per la quale desideriamo il Regno dei cieli e la vita eterna come nostra felicità, riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo e appoggiandoci non sulle nostre forze, ma sull’aiuto della grazia dello Spirito Santo (cfr art 1817 C.C.C.).

 

E’ un’utopia? Un palliativo, come ci dicono tanti nostri fratelli non cristiani, per accettare le nostre “sconfitte” terrene? O piuttosto è un desiderio che Dio ha messo nel cuore dell’uomo per attirarlo a Sé, perché egli solo lo può saziare?

“Noi tutti certamente bramiamo vivere felici, e tra gli uomini non c’è nessuno che neghi il proprio assenso a questa affermazione”( S. Agostino).

 

   A questo punto non ci resta che cercare di far luce dentro di noi e capire di quale felicità ci vogliamo accontentare.

Del gaudio del momento?  Dell’appagamento dei sensi ? O vogliamo entrare nella gioia e nel riposo del Signore?  “Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: - Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. - Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone(Mt 25, 21-23).

“Chi è entrato, infatti, nel riposo del Signore, riposa anch’egli dalle sue opere, come Dio dalle proprie. Affrettiamoci dunque ad entrare in quel riposo, perché nessuno cada nello stesso tipo di disobbedienza”. (Eb 4, 10-11).

 

Se aneliamo a quest’ultimo tipo di felicità, allora carissimi, la Speranza è già dentro di noi: “chi conosce Dio, riceve speranza” (cfr Spe Salvi, III parte, Papa Benedetto XVI);

 

·                    essa assume le attese che ispirano le nostre attività, fa sì che ogni nostra azione sia fatta per e nell’amore di Dio, dell’unico vero Dio che ci ha creato, che ci ama e vuole farci partecipe del Suo regno di pace a cui il nostro cuore anela;

·                    purifica le nostre attività per ordinarle al Regno dei Cieli, “deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti ”( Eb 12,1);

·                    salvaguarda dallo scoraggiamento, attraverso le beatitudini (Mt 5,1-11), fin dall’inizio della predicazione Gesù ci traccia il cammino per lo sviluppo della speranza cristiana;

·                    sostiene in tutti i momenti di abbandono,come olivo verdeggiante nella casa di Dio mi abbandono alla fedeltà di Dio ora e per sempre” (Salmo52,10);

·                    dilata il cuore nell’attesa della beatitudine eterna, fa sì che ci apriamo all'amore verso tutti, proprio attraverso le ferite del cuore, il Signore entra nel nostro cuore.

 

Lo slancio della speranza preserva dall’egoismo e conduce alla gioia della carità  (cfr  art. 1818 C.C.C.).

 

A questo punto dopo aver fatto la nostra scelta di fondo, dobbiamo chiedere la grazia di Cristo, dono gratuito che Dio ci fa della sua vita, infusa nella nostra anima dallo Spirito Santo, per guarirla dal peccato e santificarla (art. 1999 C.C.C.). Da soli non possiamo farcela. Senza la grazia dei sacramenti, in particolare della confessione, che ci fa ritornare al Padre dopo esserci allontanati con il peccato, e dell’Eucarestia, con la quale Egli viene ad abitare dentro di noi, e senza il continuo contatto con il Signore attraverso la preghiera, l'uomo potrebbe cessare di sperare da Dio la propria salvezza personale e cadere nella disperazione.

Preghiamo anche noi come S. Paolo: “ Il Dio della Speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella Speranza per la virtù dello Spirito Santo ” ( Rm 15, 13).

 

 

 

                                                                                      Sor. Silvana