Continua la visita di Maria Vergine e Madre alle famiglie.

 

 

 

 

 

 


“E meno male che la Chiesa si muove alla ricerca delle sue Pecorelle!” è l’esclamazione di una giovane mamma e moglie che ha aperto la porta al Signore che bussa per mezzo nostro.

Non c’è famiglia che visitiamo che non ci ringrazi per quel che facciamo, molti sono i casi in cui papà, mamma e figli si ritrovano uniti a pregare per la prima volta insieme, si scioglie ogni inibizione, si apre ogni bocca a lodare Iddio attraverso la recita delle Ave Maria.

Che soave atmosfera si crea quando con respiro affannoso o balbettante, ma dal profondo del cuore, si innalzano quelle Ave Maria. Uomini per la prima volta pregano dinnanzi alle mogli o ai figli, adolescenti e ragazzi che posano la maschera di duri per affidarsi alla Mamma celeste, e infine bambini che prendono il loro posto a sedere, con la coroncina in mano, per offrire con ogni grano, una rosa alla mamma di Gesù.

- Avete ragione! E’ così !- esclamano molti, quando ci fermiamo a meditare insieme la Parola di Dio o a valutare perché la Chiesa dà determinate direttive.  Allora tutti fissano lo sguardo sulla sacra Scrittura, depositato nella libreria insieme ai libri scolastici o rinchiuso in un cassetto (magari insieme alle medicine, anch’essa medicina ma che resta sempre da parte).

 

Che gioia per noi quando poi nel rincontrare qualcuno di loro, veniamo a sapere che il marito da quel giorno recita quotidianamente il rosario o che la figlia ha ripreso ad andare a messa o che il figlioletto insiste per recitare con i genitori una decina, che si è iniziato a leggere il Vangelo, che ci si è affacciati in parrocchia per vivere qualche momento comunitario, oltre quello domenicale,  sarà per qualcuno il coro, per altri la catechesi o l’adorazione del venerdì. Queste testimonianze non sono per superbia né per presunzione ma sono il frutto dell’obbedienza a chi ci manda: al superiore, alla diocesi, alla Chiesa, a Chi, attraverso la consacrazione, ci ha scelto per questo mandato.

Non è infatti per me un vanto predicare il vangelo; è un dovere per me: guai a me se non predicassi il vangelo! Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. (1 Cor 9,16-17).

 

I n uno degli ultimi incontri, presso una famiglia del Parco Santese, una coppia anziana, anagraficamente ma giovane nelle movenze dello spirito, vi è stata anche la partecipazione di Padre Giuseppe, che come al solito come un buon padre di famiglia, attraverso la meditazione dei misteri dolorosi ha dato molteplici spunti per riflettere sul dono della vita, dono che da Dio ha il suo inizio e in Dio il suo fine. Veniamo al mondo come dono di Dio all’umanità,  ci realizziamo nel dono di noi stessi, i coniugi si donano l’uno all’altro nella benedizione del Signore e serenamente lasciamo i nostri cari per andare alla Casa del Padre, abbracciati dalla sua grazia.

 

La vita è nelle mani del Signore, ha continuato P.Giuseppe, riportando alcune testimonianze degli interventi miracolosi del Signore su alcune persone in fin di vita. Ha concluso dicendo che se c'è l'amore in noi, il desiderio del bene per l'altro, non gli togliamo la vita ma come Gesù diamo la nostra. Come? Rinunciando un po’ a noi stessi, rinnegando il nostro modo di vedere per vedere con gli occhi di Dio e mettendoci al servizio degli altri.

Chi ha conosciuto l’amore di Dio come fa a tenere per sé la conoscenza di questo immenso Amore che Dio ha per ogni suo figlio?

Pregate tutti insieme con me affinché il Signore porti a termine l’opera di conversione che ha iniziato in tanti cuori e ne possa avvicinare altri, servendosi di noi.

 

                                                          Sorella Silvana