La consacrazione:
una strada verso la Beatitudine.

 

 


 

Ciao a tutti! Vi ricordate di me? Sono Silvana. Vorrei farvi ancora una volta partecipe, cari simpatizzanti dell’Opera di Maria Vergine e Madre, del mio cammino di consacrazione nell’Opera, giunto ormai al quinto anno.

Nel Maggio del 2002 sono entrata nell’Opera e sono stata accolta e accompagnata dal Direttore di Comunità, Padre Giuseppe, nella stanza della “Formazione”, la Cappella, una modesta ma tanto accogliente stanzetta, nella quale -  mi disse Padre Giuseppe - avviene la formazione dei membri della comunità.

Chissà in che consiste mi sono detta!

Dalla sera stessa ho subito costatato che alla presenza di Gesù, per mezzo di Padre Giuseppe, veniva distribuita in quella stanza un’ abbondanza di cibo Spirituale (Eucarestia, Parola di Dio, meditazione, preghiera, Magistero, vita dei Santi.) che  avrebbe saziato la mia fame e sete di Dio. Alla sorella che mi ha chiesto che  cosa pensassi di fare, subito ho risposto: -“Da chi altri andremo solo Dio ha Parola di vita eterna” (cfr Gv 6,68)!

“Umiltà, umiltà e ancora umiltà”, nel corso di questi anni  ho sentito questa Parola risuonarmi  interiormente e esteriormente, da ogni parte: dalla coscienza, dalla Scrittura, dalla vita dei Santi e giornalmente dal direttore spirituale dell’Opera.

In ogni circostanza, in ogni avvenimento la risposta di Gesù alle nostre difficoltà è sempre la stessa: “Imparate da me che sono mite e umile di cuore”.( Mt 11,28).

L’Umiltà è alla base di ogni edificio spirituale.

Per poter costruire l’edificio occorre prima gettare le fondamenta, per gettare le fondamenta occorre prima scavare e toglier tutto ciò che non serve: discordie, gelosie, dissensi, divisioni, invidie…(cfr Gal 5,19) .

Per togliere ciò che non serve occorre tanto lavoro, accompagnato spesso da lacrime, e  forse non basterà l’esercizio di una vita per la costruzione dell’edificio.

Come aiuto in questo lavoro l’Opera  mette a disposizione il Padre fondatore,  i fratelli, l’accoglienza a mamme e bambini in difficoltà, la visita alle famiglie.

Come dice S.Faustina aver un Padre Spirituale è una grande Grazia che va chiesta. Io ho iniziato a chiederla dall’età di 14  anni e mi è stata donata dopo 13 anni di preghiera incessante.

Confermo che è una grande Grazia avere un Padre Spirituale, non so come avrai fatto fino ad oggi senza. Il Padre spirituale è il faro che ti permette sempre di vedere la retta via, è il riflesso della paternità  e della misericordia di Dio, è colui che ti fa conoscere la fedeltà dell’Amore di Dio verso la sua fragile creatura.

Ho compreso che la  comunità è un’autentica famiglia, nella quale si impara che portare i pesi gli uni degli altri significa: essere ognuno al servizio dell’altro, soffrire con chi soffre, gioire con chi gioisce; in essa s’impara che ciò che lega non sono i  sentimenti come la simpatia,  ma l’amore verso Gesù, il quale ci considera, ci ama e ci perdona tutti e ciascuno allo stesso modo.

La presenza di tante mamme abbandonate e perseguitate dai mariti mi ha fatto comprendere quanto sia importante che la famiglia, fondata sull’unione di un uomo e una donna con il vincolo del matrimonio, non si allontani dalla legge del Signore, perché un matrimonio senza la presenza di Dio non riesce a superare le difficoltà di ogni giorno.

Quanti “angioletti” ho potuto stringere tra le braccia, i bimbi accolti mi hanno dato la possibilità di strappare dal mio io un po’ di egoismo, la loro presenza è per me esempio di semplicità e spensieratezza. I sorrisi e i primi perché dei più piccoli fanno una tale tenerezza da far  allontanare e dissipare dalla nostra mente di adulti ogni brutto pensiero, la testardaggine  dei più grandi  ci aiuta nelle esercizio della pazienza e dell’amorevolezza.

Con la visita alle famiglie ho constatato quanto sia urgente obbedire al comando di  Dio che dice:Andate e ammaestrate tutte le genti”;

la maggior parte dei Cristiani è ormai caduta in un torpore,vaga narcotizzata dalle mentalità individualiste ed edonistiche correnti come folli banderuole.

Che grande dolore deve essere per Dio l’indifferenza verso il suo amore.

Non bisogna scoraggiarsi, mi ripete sempre Padre Giuseppe, non importa se ogni giorno bisogna riprendere il lavoro dall’inizio, l’importante è  avere buona volontà. Comportati come una bambina tra le braccia della Mamma, abbi fiducia, tieni stretta una mano a Maria e l’altra a Gesù, tuffati nei loro cuori.

E poi mi consola quella frase di Gesù rivelatosi ad un’anima che dice “Amami come sei.”

                                                            

                                                                           Sorella Silvana