La dolorosa illusione della pillola contro la responsabilità

La campagna sui contraccettivi «del giorno dopo» • Perché il cuore e la memoria non cancellano l'esperienza, né con un farmaco, né premendo il tasto 'reset'.

 

 

 

 

di Eugenia Roccella - da Avvenire del 29 gennaio 2008


Sembra che tutto, o quasi, si possa risolvere con una pillola. I farmaci sono ormai idoli a cui credere con cieco abbandono, fiduciosi che le sostanze chimiche possano far svanire ogni problema, e scioglierci dalle responsabilità nei confronti di noi stessi e degli altri.

Un analgesico fa passare il dolore fisico, e un antidepressivo allevia il 'male oscuro' dell’anima e della mente: così ogni cosa torna a posto.

Per le donne, poi, non c’è che l’imbarazzo della scelta: ci sono pillole per non rimanere incinta, altre (si chiama contraccezione d’emergenza) per il giorno dopo, altre ancora per abortire. Le notizie degli ultimi giorni riportano sulla scena il Norlevo, la pillola che si assume entro 72 ore da un rapporto sessuale, per evitare la gravidanza nel caso non sia stato adottato alcun metodo contraccettivo. Il quotidiano inglese Guardian racconta come in Gran Bretagna il farmaco sia offerto alle ragazze sotto i 16 anni senza il consenso dei genitori: molti ospedali lo distribuiscono anche alle dodicenni, senza alcun limite di età per le più giovani. In Spagna il premier Zapatero propone di promuoverne la diffusione rendendolo gratuito e accessibile senza ricetta, allo scopo di bloccare la crescita di aborti tra le minorenni. In altri Paesi europei è distribuito liberamente da tempo, senza però che questo in genere abbia nessun effetto sulla diminuzione degli aborti (vedi l’esperienza francese). In Italia le polemiche sono legate all’obiezione di coscienza dei farmacisti, dovuta al meccanismo d’azione del Norlevo, ancora poco chiaro: se, come è riconosciuto nel foglietto illustrativo, il farmaco può impedire l’impianto dell’ovulo già fecondato, si tratta di un’azione abortiva. In questo caso l’obiezione, prevista per i medici dalla legge sull’interruzione di gravidanza, deve valere anche per i farmacisti, che non sono solo addetti alla vendita ma hanno responsabilità professionali più ampie. Un recente studio svedese ha avanzato l’ipotesi che la pillola del giorno dopo non abbia alcun effetto sull’impianto, ma le certezze sono ancora lontane e il foglietto illustrativo è rimasto inalterato. Va detto però che anche se il Norlevo non avesse azione abortiva non sarebbe per questo un metodo da diffondere tra le ragazzine, senza ricetta medica e senza che madri e padri ne siano al corrente. C’è oggi – lo sa ogni genitore – una vera e propria emergenza educativa.

 

Non è il lamento di chi mitizza i beati anni della propria adolescenza, e nemmeno l’invocazione di un ritorno a metodi pedagogici autoritari: è una semplice constatazione. La frattura tra le generazioni si è approfondita in maniera vertiginosa, anche grazie alle nuove forme di comunicazione e apprendimento, che isolano i giovani, li chiudono in un cerchio di autoreferenzialità che li rende esposti e insieme arroganti. Educare alla responsabilità è ancora più difficile sui temi dell’esperienza sessuale, del rapporto con il corpo, della relazione amorosa. La felicità tende a essere identificata con l’immediato soddisfacimento del desiderio, e chi è molto giovane non sa che il desiderio è per sua natura labile e sfuggente; si può spendere una vita a inseguirlo, acchiappandolo qualche volta per la coda, ma si materializzerà sempre da un’altra parte. Trasmettere ai nostri figli l’idea che qualunque gesto sia sostanzialmente privo di conseguenze, perché si può sempre cancellarne gli effetti con una pillola, crea illusioni dolorose. Le conseguenze di ogni atto restano.