“Santo subito, santo subito !”

 

 

 

 

 

 

 

 

Il coro sempre più forte, l’invocazione quasi preghiera che si levava dalla folla radunata in piazza S. Pietro per dare l’estremo saluto a Giovanni Paolo II ad unanime riconoscimento di una vita esemplare ad imitazione di Cristo, spesa fino all’ultimo respiro per guidare il popolo di Dio ed edificare il suo regno quaggiù. “Santo subito” si leggeva sugli striscioni e sulle labbra, mentre il vento dello Spirito Santo chiudeva il libro del Vangelo su quella semplice bara adagiata per terra, un Vangelo letto, spiegato, osservato, vissuto, insegnato e testimoniato per intero sotto gli occhi di tutti per quasi trent’anni.

    

Santo è solo Dio e si attribuisce la santità solo a coloro che si sono sforzati per identificarsi con Lui diventandone icona vivente. Nessuno può negare che Giovanni Paolo II abbia vissuto così, ammaestrando coraggiosamente le folle, rischiando la sua stessa vita nell’attentato del 1981, offrendo le sue sofferenze per i peccati del mondo e della Chiesa, chiedendo perdono per colpe non sue, esprimendo la sua umana delusione nel suo Getsemani, l’ultimo mercoledì, quando alla finestra del suo studio la voce lo aveva abbandonato, nella docile accettazione della volontà del Padre. Ora che “affacciato alla finestra della casa del Padre, ci guarda e ci benedice” nelle parole dell’allora card. J. Ratzinger, i suoi figli continuano ad invocare il riconoscimento della sua santità, affinché sia elevato alla gloria degli altari ed additato come mirabile esempio d’amore per Dio e per il prossimo.

    Già in vita sono stati attribuiti all’intercessione ed alle preghiere di Giovanni Paolo II miracoli di guarigione, benefici spirituali, liberazioni dal potere del male e grazie di vario genere.

 

Lo stesso mons.Stanislao Dziwisz, per quarant’anni suo segretario particolare, ora suo successore come arcivescovo di Cracovia, ha testimoniato che al papa venivano fatte pervenire richieste di grazie ed intenzioni di preghiera. Egli le teneva appoggiate sull’inginocchiatoio nella sua cappella privata, le leggeva e si raccoglieva in preghiera per ottenere l’intervento divino. Tanti i ringraziamenti giunti per benefici ottenuti alcuni dei quali particolarmente eclatanti come la guarigione durante il viaggio in Messico nel 1990 di un ragazzo, Heron Badillo, gravemente ammalato di leucemia, senza capelli e sottoposto a più cicli di chemioterapia, oggi perfettamente in salute. Anche un cardinale italiano ha testimoniato prima di entrare in conclave di aver riguadagnato la voce dopo essere stato amorevolmente toccato alla gola da Giovanni Paolo II.

Il nuovo papa Benedetto XVI a soli 41 giorni dalla morte del suo venerato predecessore ha solennemente annunciato nella basilica di San Giovanni in Laterano il 13 maggio scorso, anniversario dell’apparizione di Fatima e dell’attentato alla vita di Giovanni Paolo II, l’apertura del processo di beatificazione fissandola per il 28 giugno vigilia della festa di SS. Apostoli Pietro e Paolo. La chiesa richiede dei tempi tecnici affinché si apra una causa di beatificazione almeno 5 anni dalla morte del candidato, norma superata da Giovanni Paolo II nel caso di Madre Teresa di Calcutta beatificata il 19 ottobre 2003 a sei anni dalla morte.

Accogliendo le richieste dei fedeli ed interpretando i desideri di tutti coloro che ne hanno sperimentato lo spessore umano e la grandezza spirituale e morale, credenti e non, Benedetto XVI, ha annunciato nella lingua ufficiale della Chiesa, il latino, che anche questa volta il processo sarebbe partito in notevole anticipo rispetto ai tempi previsti.

 

La notizia è stata accolta con notevole gioia ed entusiasmo e salutata da un caloroso applauso in piedi con la battuta divertente del Papa che si compiaceva dell’ottima conoscenza del latino da parte dei presenti che avevano ben compreso il suo annuncio.

Da quando sono state riaperte le grotte vaticane continua ininterrotto il pellegrinaggio di coloro che vanno a rendere omaggio a Giovanni Paolo II sepolto alla sinistra di San Pietro per chiedergli una grazia, un beneficio, un intervento divino o semplicemente per ringraziarlo per il dono della sua vita. E’ consentito, nei momenti di minor flusso di pellegrini, rimanere per qualche minuto in preghiera dietro una corda. Tanti scattano fugacemente una foto, molti sostano in raccoglimento commosso, alcuni chiedono agli addetti alla vigilanza di appoggiare alla tomba rosari, catenine con medagliette, foto, lettere contenenti richieste di grazie. Nel cuore di tutti la stessa certezza: quella di aver conosciuto un uomo speciale per cui la sequela di Cristo era il compito della vita, il conformarsi a lui lo sforzo quotidiano e l’amore e l’offerta di sé dono supremo per la salvezza del mondo.

Grazie Signore per la vita del tuo santo servitore, il papa Giovanni Paolo II, per averlo donato alla storia travagliata dei nostri tempi così distratti dal materialismo e dimentichi di Te. Noi confidiamo che presto la grande festa che è risuonata per tutte le sfere celesti del Regno dei Cieli ai primi vespri della festa della Divina Misericordia, nel sabato dedicato a Maria SS., nell’ottava di Pasqua quando il Paradiso esultante ha accolto l’anima buona e fedele di Giovanni Paolo II, presto si ripeterà sulla terra a Tua maggior gloria: santo, uno dei tuoi migliori amici.

 

GRAZIE SANTITA’

 

Mirando una tal sorgente

d’Amore vero e possente,

il nostro cuore

non può tacere:

 

è possibile vivere e credere,

gioire, sperare e soffrire,

chiudere gli occhi

ma non morire!

 

Questo abbiamo visto

tenacemente incarnato

nella debolezza della malattia,

nella letizia dell’agonia.

 

Mai tramonti la Speranza

in ogni cuore

nel segno del vero Amore!

 

                                                                     Antonella Palomba