Il 3 ottobre 2012 è stato un giorno di grazia per tutta la Diocesi di Salerno – Acerno – Campagna: gli Angeli hanno guidato noi Salernitani e tutta l’intera diocesi, a vivere una giornata spirituale con il Santo Padre.  Io, sorella Maria e sorella Anna, abbiamo condiviso questo momento di gioia. Siamo partite da Salerno alle ore 3,00 di notte, siamo salite, secondo le indicazioni ricevute dagli organizzatori, sul pullman organizzato dalla Parrocchia di Santa Margherita.  Alle nove del mattino eravamo tutti in piazza S.Pietro, in seimila, precisamente, sotto la guida del nostro Arcivescovo,  Mons. Luigi Moretti.  Era stato preparato un lungo striscione di 15 metri per salutare il Santo Padre e ringraziarlo per la beatificazione di Don Mariano Arciero.  Sorella Maria, piena di zelo e con tanto sacrificio, portava il cartellone dell’Opera di Maria Vergine e Madre, con l’immagine della Madonna di Fatima, facendo da segnaletica a tutto il gruppo. Alle 10,30 il Papa, Benedetto XVI, arriva a bordo della Papa Mobile. Bandiere, striscioni, fazzoletti sventolano nel cielo azzurro e i fedeli con il cuore colmo di gioia salutano il Santo Padre. Quando l’ho visto passare, accompagnato da uomini a passo svelto, dal mio cuore nasce un grido interiore: “Padre, siamo qui, benediteci tutti, siamo con Voi. Volgete il vostro sguardo su di noi, sull’intera Opera di Maria Vergine e Madre, siamo un fascio di fiori nella Chiesa, vogliamo donarvi il profumo di tanti sacrifici”.

Il Santo Padre, nella sua catechesi, ha parlato del valore della preghiera, che è la relazione vivente dei figli di Dio con il loro Padre infinitamente buono, con il Figlio suo Gesù Cristo e con lo Spirito Santo. Quindi la vita di preghiera consiste nell’essere abitualmente alla presenza di Dio e averne coscienza, nel vivere in relazione con Dio come si vivono i rapporti abituali della nostra vita, quelli con i familiari più cari, con i veri amici; anzi quella con il Signore è la relazione che dona luce a tutte le altre nostre relazioni. Questa comunione di vita con Dio, Uno e Trino, è possibile perché per mezzo del Battesimo siamo stati inseriti in Cristo, abbiamo iniziato ad essere una sola cosa con Lui (cfr Rm 6,5).solo in Cristo possiamo dialogare con Dio Padre come figli, altrimenti non è possibile, ma in comunione col Figlio possiamo anche dire noi come ha detto Lui: «Abbà».Cristo lo scopriamo, lo conosciamo come Persona vivente, nella Chiesa, che è il Suo Corpo, vi è quindi un legame inscindibile, attraverso la forza dell’amore, tra Cristo e la Chiesa.

Trovare la propria identità in Cristo significa giungere a una comunione con Lui, che non mi annulla, ma mi eleva alla dignità più alta, quella di figlio di Dio in Cristo: «la storia d’amore tra Dio e l’uomo consiste appunto nel fatto che questa comunione di volontà cresce in comunione di pensiero e di sentimento e, così, il nostro volere e la volontà di Dio coincidono sempre di più». Pregare significa elevarsi all’altezza di Dio, mediante una necessaria graduale trasformazione del nostro essere.

… Devo immergermi progressivamente nelle parole della Chiesa, con la mia preghiera, con la mia vita, con la mia sofferenza, con la mia gioia, con il mio pensiero. E’ un cammino che ci trasforma.

Come pregare? Con la preghiera che ci ha insegnato Gesù, il Padre Nostro: ci rivolgiamo a Dio come Padre, pregando con gli altri, con la Chiesa. Il dialogo che Dio stabilisce con ciascuno di noi, e noi con Lui, nella preghiera include sempre un «con»; non si può pregare Dio in modo individualista. Nella preghiera liturgica, soprattutto l’Eucaristia, e - formati dalla liturgia - in ogni preghiera, non parliamo solo come singole persone, bensì entriamo nel «noi» della Chiesa che prega. E dobbiamo trasformare il nostro «io» entrando in questo «noi».E’ importante che ogni cristiano si senta e sia realmente inserito in questo «noi» universale, che fornisce il fondamento e il rifugio all’«io», nel Corpo di Cristo che è la Chiesa……. La Chiesa si rende visibile in molti modi: nell’azione caritativa, nei progetti di missione, nell’apostolato personale che ogni cristiano deve realizzare nel proprio ambiente. Però il luogo in cui la si sperimenta pienamente come Chiesa è nella liturgia: essa è l’atto nel quale crediamo che Dio entra nella nostra realtà e noi lo possiamo incontrare, lo possiamo toccare. È l’atto nel quale entriamo in contatto con Dio: Egli viene a noi, e noi siamo illuminati da Lui. Per questo, quando nelle riflessioni sulla liturgia noi centriamo la nostra attenzione soltanto su come renderla attraente, interessante bella, rischiamo di dimenticare l’essenziale: la liturgia si celebra per Dio e non per noi stessi; è opera sua; è Lui il soggetto; e noi dobbiamo aprirci a Lui e lasciarci guidare da Lui e dal suo Corpo che è la Chiesa.

Il Santo Padre ha, poi, salutato noi salernitani e il nostro Pastore, Mons. Luigi Moretti, e si è unito al nostro rendimento di grazie per la recente beatificazione del sacerdote don Mariano Arciero, instancabile apostolo del Vangelo, fervido testimone di carità e di umiltà. “Il suo esempio – ci ha esortato il Santo Padre - illumini la vostra vita e vi sostenga nel vostro cammino di fede”. Nel pomeriggio, ci siamo riuniti per partecipare alla santa Messa, celebrata sulla cattedra di S. Pietro, dal nostro Arcivescovo, Mons. Luigi Moretti che nell’omelia ha parlato delle fratture, che rischiano di separare le comunità, e dell’importanza della preghiera che apre le porte alla condivisione dell’altro, alla comunione, che è l’opposto della divisione, il peccato peggiore per una comunità. Con queste parole di riflessione nel cuore, alla fine della Santa Messa, ci siamo avviati ai nostri pullman, abbiamo fatto una breve visita alla chiesa del Divino Amore, una chiesa bellissima con tanti vetri colorati, c’era l’esposizione di Gesù Sacramentato, ci siamo fermati per una breve adorazione di ringraziamento. Siamo ritornate a casa alle 11,30 di sera, stanche ma ricche dell’amore di Gesù. E’ stata una bellissima esperienza, ho capito che guardando il prossimo che ho accanto, guardo Gesù in lui, buono o cattivo che sia; l’amore e la comprensione sono necessarie per costruire l’edificio spirituale, quello della famiglia. Sono rimasta edificata da sorella Maria che per tutta la giornata si preoccupava di noi, in tutti i nostri passi, quando si vive in comunione con Gesù e per Gesù, non mancano mai padri, madri, sorelle, amici, dei quali potersi fidare.

Auguro a tutti un Santo Natale, con Gesù nato nel cuore.

                                                                                  Sorella Laura M.