La vera nostra forza

 

 

Da Perugia  Mons. Carlo Rocch … , toscano, ci porta la sua esperienza: una “Casa della Tenerezza” … avete visto mai l’icona della Madre della tenerezza? In quel quadro c’è l’amore: l’amore viene da Dio, dalla Santissima Trinità che si ama e nell’Amore è generato il Figlio. Seguendo la via della tenerezza si segue Dio: nel perdono, nella comprensione, perché Dio è tutto questo e anche di più. Padre Carlo lo ha raffigurato come una bicicletta anzi il tandem: i 2 seggiolini sono la coppia, il manubrio è il “noi”, le ruote sono REALISMO e TENEREZZA, e le 4 coordinate: comunicazione, confidenza, confermazione e correzione. La meta è: vivere l’amore cristiano nei rapporti interpersonali, con la forza di Dio che è in noi, tramite i Sacramenti, di cui il Matrimonio.

 

La spiritualità nuziale va vissuta nel quotidiano, secondo l’impronta data dalla Chiesa. Tutti abbiamo la vocazione alla santità, per questo dobbiamo vivere fino in fondo l’amore di Dio: più amiamo Dio e più amiamo i fratelli, più amiamo i fratelli e più amiamo Dio! Giovanni Paolo II diceva: Dio che ha chiamato i coniugi nel matrimonio, continua a chiamarli nel matrimonio. È nella quotidianità che noi affrontiamo questo grande viaggio che viene da Dio Amore e va verso Dio Amore. Quando Giovanni Paolo II beatificò i coniugi Beltrame e Quattrocchi disse che si erano santificati facendo dell’ordinario uno straordinario e viceversa. Tenerezza come ascolto e ascolto come tenerezza: per arrivare alla tenerezza bisogna partire dall’ascolto dell’altro. Nel rapporto di coppia bando alle idealizzazioni, non ristagnare, non fuggire, ma accettare l’altro, accettare la realtà, re-imparando ad ascoltarsi e maturando un nuovo rapporto. Gli atti della tenerezza sono tanti: gesti, anche il semplice tono della voce, anche un’offerta, ma mai demolire, sempre rassicurare, incoraggiare: “tenerezza” significa tendere verso l’altro, volere il bene dell’altro. In questo 4 “c” ci aiutano: comunicazione, confidenza, confermazione, correzione. È meglio tacere quando si è arrabbiati: poi se ne parlerà. Usare l’empatia: mettersi nei panni dell’altro. L’intimità è “intus-animo”, è un incontro di cuori. Nell’altro c’è Dio! E Dio ci dà i Suoi doni: il perdono, la dolcezza di Dio, l’Amore, la Grazia … e noi vogliamo darli agli altri!

 

                                                                                              Sorella Paola