Sulle orme di Francesco e Chiara 

 

 

A Cortona

  

A chi vi arriva in treno scendendo alla stazione di Camicia, Cortona appare dopo poco, quando, uscendo da dietro i palazzi che la nascondono, lo sguardo si leva lungo le pendici del Monte S. Egidio e sale su verso l’alto, scorgendo le chiome d’un pino marittimo fin ad un campanile lassù in cima. È chiaro il senso dell’ascesi man mano che ci s’inoltra per le stradine e le varie rampe di scale in salita passando per chiese, conventi, monasteri, santuari fin in cima al convento delle Celle. Già,
Ascesi, come chiama Dante la città di Assisi nel canto XI del Paradiso (v.53), parlando del luogo che diede i natali a S. Francesco, “tutto serafico in ardore” (v.37), fratello di Madonna Povertà. A Cortona, che tanto richiama la cittadina umbra che sorge alle pendici del Monte Subasio, è davvero possibile respirare il carisma francescano visitando la chiese e le comunità religiose che ne vivono lo spirito nel solco da secoli tracciato in quei luoghi dal Poverello d’Assisi.

 

        L’itinerario francescano in Cortona comincia dalla chiesa di S. Francesco in stile gotico, sede del convento dei frati minori, costruita nel 1245 da Frate Elia Coppi e modificata in fasi successive tra il XVI e il XVII sec. L’interno, a navata unica, racchiude importanti segni della tradizione francescana tra cui un reliquiario con all’interno un frammento della Santa Croce donato a Frate Elia dall’imperatore Balduino II di Costantinopoli. Vi è poi, lateralmente all’altare di destra dedicato alla Madonna delle Grazie, la tomba dello stesso frate (1170/1180-1253), fedele discepolo di S. Francesco che lo investì della sua successione, decretandolo in una lettera “ministrum ordinis Fratorum Minorum”. Di Frate Elia si parla inoltre come di colui che S. Francesco “aveva scelto come madre per sé e costituito padre degli altri frati” (1 Cel 98; FF 491). Entrato nell’ordine francescano nel 1211, lo organizzò nel 1217 in Province, Custodie, Conventi e Romitori. Fu missionario in Siria e in Terra Santa; presente alla morte del serafico padre nel 1226, fu lui a dare notizia a tutto l’ordine del miracolo delle stimmate. Nel 1228 fece iniziare la costruzione della Basilica di S. Francesco ad Assisi, curando poi la traslazione del corpo del santo il 25 maggio 1230. Davanti all’altare di sinistra, dedicato a S. Francesco, sono conservati una tonaca, un cuscino ed un evangeliario del santo. Sempre a sinistra, a metà della chiesa, vi è l’altare dedicato al Crocifisso che nel 1275 parlò a S. Margherita da Cortona piamente raccolta in preghiera ai suoi piedi.

 

Nella vita della santa scritta dal frate Giunta Bevagnati *, uno dei suoi confessori, si legge che Gesù le chiese: “Che vuoi poverella?” Ella gli rispose: “Signore, mio Gesù, io non cerco, non voglio altra cosa che te!” In un altro di questi mistici colloqui Gesù la paragonò a S. Francesco e S. Chiara, definendola la “Terza Stella” dell’ordine e le disse: “Sii bianca per innocenza, rossa per amore, perché tu sei la terza stella concessa all’Ordine del mio diletto Francesco: questi è infatti la prima nell’Ordine dei Frati Minori; santa Chiara è la seconda nell’Ordine delle Monache; e tu la terza nell’ordine dei Penitenti".

     Continuando il cammino in ascesa per le erte strade della cittadina si giunge ad un certo punto ad un alto muro oltre il quale svetta la chioma di un pino marittimo. Lì è silenzio, preghiera, lavoro e nascondimento: vi vive la comunità monastica di clausura delle Sorelle Povere di Santa Chiara, presenti a Cortona sin dal lontano 1225. A destra, proprio all’angolo di via san Niccolò, il campanile e la chiesina del monastero della Trinità, un’altra comunità di clausura, le suore cistercensi. L’ingresso del monastero delle clarisse è pochi passi più su, primo portone a sinistra e subito dopo vi è la cappella.

     Da qualche anno ho contatti epistolari con due suore del monastero e lo scorso maggio ho avuto la gioia di vivere momenti di incontro e di spiritualità rimanendo ospite nella foresteria per alcuni giorni: una salutare boccata d’ossigeno per lo spirito ed un fraterno assaggio di letizia francescana di cui ringrazio il Signore, Madre Chiara e tutte le sorelle. A colloquio con sr. Chiara Marisa, che ho incontrato per la prima volta dopo un periodo di sola conoscenza epistolare, ho appreso alcune notizie sulla storia del monastero che ho poi potuto approfondire leggendo un opuscolo dal titolo “Le Clarisse a Cortona” inviatomi da sr. Chiara Lorena, già mia amica, incaricata dalla Madre Superiora.

    Le Sorelle Povere di Santa Chiara giunsero a Cortona quando era ancora viva la loro fondatrice nel 1225 e si stabilirono fuori dalle mura della città in un luogo chiamato Marignano (oggi Le Contesse), donato a suor Lucia, una delle prime monache che si erano unite a Santa Chiara a S. Damiano in Assisi. A 12 anni dalla fondazione il convento fu spostato in località Targe, poiché il numero delle sorelle che, facendo voto di povertà, castità ed obbedienza, abbracciavano la vita claustrale era aumentato. Nel corso degli anni il monastero superò sofferenze e disagi a causa di vicende storiche legate alle lotte tra comuni e persino un grave incendio scoppiato nel 1479, oltre a situazioni di pericolo verificatesi più volte che determinarono la necessità per le monache di rifugiarsi entro le mura della città per difendersi dalle minacce di truppe nemiche.

   Nel 1537 le Clarisse ricevettero in dono dal vescovo di quel tempo l’attuale sede del loro monastero in località Il Poggio, detta anche Pescaia, che in passato era stata sede di un’attività industriale di lavaggio della lana. Vi erano infatti un mulino e una gualchiera, una macchina che, azionata ad acqua, serviva a premere e rassodare i panni di lana. La comunità vi si stabilì l’11 settembre 1581, ma le sofferenze e i disagi, nel corso degli anni non tardarono a ripresentarsi, culminando nella confisca e soppressione del monastero ad opera dei decreti napoleonici fino alla sua chiusura nel 1887. Le Clarisse furono accolte nel vicino monastero cistercense della S.S. Trinità. L’esilio durò cinque anni: grazie al contributo economico della famiglia benestante di sr. Concetta Cempini, il monastero, messo all’asta, fu riscattato per la somma di 3000 lire e da allora continua fiorente tra le sue mura la vita di preghiera, contemplazione e lavoro. Attualmente la comunità è formata da 22 sorelle, tra cui una novizia.

 

  Proseguendo il cammino in salita un campanile si scorge tra la vegetazione: è quello della Basilica di Santa Margherita (Laviano, Perugia 1247- Cortona, Arezzo 1297), patrona della città, il cui è custodito il corpo della santa ed anch’essa sede di un convento dei Frati Minori. Alla basilica si può giungere anche costeggiando le mura ad est della città e percorrendo in salita il viale della Via Crucis lungo il quale si trovano 15 edicole con mosaici dell’artista Gino Severini.

  Santa Margherita, il cui nome dal greco e dal latino etimologicamente significa perla, “fortemente scossa dalla morte del suo amante, lavò con una salutare vita di penitenza le macchie della sua giovinezza e, accolta nel Terz’Ordine di S. Francesco, si ritirò nella mirabile contemplazione delle realtà celesti, ricolmata da Dio con superiori carismi”, come si legge nel Martirologio Romano. A Cortona visse da mistica e generosamente impegnata nell’assistenza di partorienti, poveri e malati, fondando l’Ospedale della Misericordia ed intervenendo nelle contese cittadine e nelle controversie con le altre città.

  L’ascesi, passando da tutti i luoghi francescani, non può non terminare all’Eremo delle Celle, il primo convento costruito dallo stesso S. Francesco nel 1211 in un’insenatura del monte S. Egidio, a circa 600 metri di altezza, in mezzo al bosco ed accanto ad un corso d’acqua, luogo di silenzio e di contemplazione. Qui dimorò il serafico Padre anche dopo aver ricevuto le stimmate, qui dettò anche il suo testamento pochi mesi prima della sua nascita al cielo. Frate Elia continuò i lavori di costruzione sopra la cella del santo. Alle Celle hanno vissuto anche S. Antonio di Padova, S. Bonaventura, S. Lorenzo da Brindisi e il Beato Guido da Cortona.

  Dal  1537 l’Eremo è abitato dai Frati Cappuccini e fino al 1988 è stato adibito a noviziato per i giovani aspiranti frati sulle orme di Francesco. Non ho visitato l’Eremo delle Celle. Non ho avuto tempo abbastanza. Spero presto di continuare il cammino nell’ascesa fin lassù e contemplare il panorama dall’alto come faceva S. Francesco lodando Dio.

   Durante la sua visita a Cortona il 23 maggio 1993, Giovanni Paolo II disse: “Oggi per la prima volta mi trovo in questo luogo, in questa città meravigliosa dove tutto ci parla di Dio, la natura, le montagne, la tradizione umana, francescana e cristiana molto ricca”. Francesco, Chiara, Margherita, tre stelle d’oro scintillanti sul podio della santità il cui messaggio ricco d’amore e di povertà riecheggia ancora nella storia del nostro tempo.

                                                                                        

                                                                                                                         Antonella Palomba

 

* Fra Giunta Bevagnati, “Leggenda della vita e dei miracoli di santa Margherita da Cortona”, trad. a cura di P. Eliodoro Mariano ofm, L.I.E.F., Vicenza, 1978.