Meditiamo insieme

 

 

 

 

 

                                    L’UOMO INVISIBILE

Oggi vogliamo prendere in considerazione i Salmi che riguardano il mattutino, là dove l’empio dice Dio non esiste, si fa beffe del povero e del misero, tanto Dio non vede.

In un filmato di “Rai news 24” alcuni show-man mettono in ridicolo la religione, soprattutto quella cattolica, che avrebbe un “uomo invisibile” che ti guarda, ti sorveglia, ti giudica, ti ama tanto…e ti manda nel fuoco dell’Inferno; inoltre essi affermano che i cattolici sono persone senza gioia sul volto, la sintesi del loro pensiero, alla maniera di Freud e di Marcuse, è che la libertà sessuale dà il senso e il colore alla vita.

Cosa rispondere a tali persone? Già il libro della Sapienza al capitolo 5 ci dice che alla fine si vedrà la differenza tra chi crede e chi no, tra chi vive saggiamente e chi no, tra il giusto e colui che si fa beffe di Dio.

Ma come dialogare con queste persone?  La prima cosa da fare è riconquistare la gioia, la pace del cuore, la serenità dell’anima mediante la vita di grazia. La gioia del Signore è quella che al popolo cristiano deriva dalla Buona Novella: “Annuntio vobis gaudium magnum: habemus Bonam Novellam!”, “ la gioia del Signore sia la vostra forza”, diversamente siamo da compiangere più di tutte le altre persone come dice S.Paolo.

Abbiamo qualcosa di buono da annunziare: una speranza,“Spe salvi”. Molti di noi ci diciamo cristiani ma navighiamo nel mondo come se Dio non ci fosse. Il mondo ci contesta la mancanza di testimonianza della gioia nel cuore.

Ripercorrendo un po’ il sentiero di Gesù Cristo, il Verbo di Dio, che si è fatto Carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi, notiamo che il suo cammino di testimonianza, al di là degli stessi miracoli, è un cammino che parte da una visione razionale del mondo e arriva ad una visione spirituale di esso, ossia è un cammino che parte dalle cose più semplici: i gigli del campo, gli uccelli del cielo, il seme della terra e porta e riporta pian piano alla valutazione della causa e della Causa Prima di tutte le cose, cioè spinge ad una valutazione del mondo come effetto di una Causa Prima. La stessa scienza, che pure cerca la verità, a un certo punto non può fare a meno di incontrarsi con una Causa Prima che nel quotidiano manifesta una coincidenza, un’universalità verso il vertice della Verità, che è e sa di sapienza, di ragione, di leggi, di ordine, che sa di un costrutto organico, pensato, voluto, realizzato.

 

Allora il primo passo verso i non credenti è la trasmissione del bene comune della nostra fede, nel credere che il Vangelo è potenza di Dio e che noi siamo figli di Dio, non astratti ma pratici, incarnati nel quotidiano, realizzati in una dimensione che è quella di Gesù Cristo, quella cioè di accettare la quotidianità nell’umiltà, nella docilità, nella “cocciutaggine” di fare il bene, nel considerare il messaggio evangelico come chiave di apertura dei nostri cuori, corrispondenza tra quello che Gesù ci dice e quello che è inserito nel profondo della persona umana. Nel dialogo fare esperienza del Risorto che ci accompagna, q

 

 

 

     

 

 

 

 

 

puntare sulla precarietà del mondo per impegnarci su ciò che conta veramente, come faceva San Paolo, che annunciava il Vangelo e invitava a guardare “ la scena di questo mondo che passa”.

 “La forza del Signore sia la vostra gioia”, e la vostra gioia sia anche la forza del Signore, di qua un volto lare, che porta anche gioia intorno e diventa sollievo per gli altri. Sforziamoci, per quanto ci è possibile, non di apparire, ma di essere gioiosi. E quando manca la carica di gioia, cercare di recuperarla davanti a Colui che disse: “ma voi di nuovo Mi rivedrete, e la vostra gioia sarà piena, e gioirete con Me”. Cerchiamo di recuperare la nostra gioia nel colloquio con Colui che ci può ricaricare: il Sole Eucaristico, con lo Spirito Santo che è gioia innanzitutto.

Il non credente deve riscontrare quello che riscontrò Sant’Agostino venendo a contatto con il Cristianesimo:

 - perché questi e quelli sì ed io no? Perché questi e quelli cantano gioiosamente e io non posso farlo? Che cosa mi impedisce di partecipare a questa gioia, pace comunitaria?  Si accorgerà allora che c’è qualche cosa che va rimosso come peso, come intralcio, dalla propria esistenza: il peccato, chiaramente!

 

 Partire dalla ragione, a cominciare dalle ragioni naturali per trasbordarle come ha fatto Gesù, nel segno e nelle ragioni soprannaturali dello spirito. Qual è il collegamento tra ragione e fede? Dove la fede si innesta con la ragione? La ragione può, e deve arrivare, e arriva di fatto, sino all’esistenza. Considerare e far considerare, anche a livello scientifico, razionale l’uomo nel suo insieme, in toto. Gli imput sono tantissimi, ma bisogna stare attenti a non smarrirsi nel particolare, ossia le scienze umane, che, ognuna secondo le proprie competenze, frazionano l’uomo. Se ci si infossa nel particolare, si entra in un vicolo cieco dal quale non si esce.  E’ necessario mantenersi nell’unità della persona umana, nell’universalità, nella legge morale-naturale, che è comune ad ogni uomo e quindi universale, nella globalità, nella poliedrica manifestazione della persona umana ma in toto, nel suo insieme, non solo nella fisicità, o nei sentimenti, tensioni, propensioni, ma nella globalità, posizionando l’uomo, con l’infinita piccolezza del suo essere, nell’universo: ” Sei non solamente quello che pensi di essere ”. Ogni uomo ha in sé “un ponte” tra la materia e lo spirito, tra quello che lo radica al suolo e quello che lo eleva e lo proietta verso l’infinito, deve scoprirlo, contattarlo, si accorgerà che non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. A noi che abbiamo conosciuto l’Autore della vita spetta il compito di far riscoprire questo collegamento tra terra e cielo per andare al di là delle cose e sperimentare ciò che è il sostegno della persona umana: l’Amore che lo rende veramente non dico felice ma almeno sereno. Su questa terra la felicità non è possibile, ma la serenità e la pace sì, perché il Signore ce l’ha lasciata ( “vi lascio la pace”), anche se di portata, entità, natura, diverse da quelle che propone il mondo.

Le vie di Cristo sono le vie dell’uomo, Gesù ha percorso le vie dell’umanità, le nostre vie, le vie in cui si trovava Matteo il pubblicano, Zaccheo, Maddalena, Giuseppe d’Arimatea, il pio adoratore di notte Nicodemo, e quanti altri Gesù incontrò, visitò durante la sua vita.

 

E’ una vantaggiosa promessa quella che il Signore ci ha fatto, e che ha realizzato, vale a dire la possibilità di riportare al presente, nello spirito, che poi è il ponte tra l’uomo e Dio, quella vita, quelle parole, quelle testimonianze e quelle opere, che Cristo fece e riportò a suo tempo. Dico “a suo tempo” perché il Signore ha avuto il suo tempo ed entra nel nostro tempo attraverso ciascuno di noi. “L’uomo invisibile” non esiste, perchè ogni cristiano, ognuno di noi, è Cristo nella misura in cui incarna il Vangelo e può dire, com’è successo per San Paolo, Padre Pio e per altri santi: - non sono io che vivo, ma è Cristo che vive in me. Questo significa aprire uno spazio a Gesù nel tempo presente, all’Incarnazione del Verbo che perdura ancora oggi in noi. Questo è il mistero svelato da tempo in Cristo Gesù: “Io e il Padre verremo in lui e abiteremo in lui”! L’uomo invisibile è quando come cristiani siamo latitanti, quando non agiamo come Cristo vuole. È tutto qui il discorso. Cristo ha avuto il suo tempo e chiede a noi il nostro tempo, il nostro spazio, la nostra umanità per poter agire ancora oggi nel tempo e nello spazio, unendosi a ciascuno dei suoi figli, dei suoi fedeli. Gesù non ha stravolto l’andamento naturale dei tempi, ma, con la sua Incarnazione, ha investito del suo Spirito tutte le cose, come dice San Paolo, Egli morendo ha effuso il suo Spirito, ha riempito tutte le cose, tutto l’universo, pronto per una nuova creazione, e questo a partire da noi: una ricreazione, da peccatori a santi e immacolati al Suo cospetto nell’amore.

 

Questo discorso come lo poni agli altri? Lo poni manifestando Cristo in te, manifestando quella potenza che agisce in te e va al di là della tua debolezza. L’uomo invisibile non esiste, se il cristiano veramente vive così come deve vivere. Nella fede è possibile incontrare il Cristo, perché Gesù ha promesso di manifestarsi addirittura quando il nostro dire e il nostro fare coincidono con quello che Lui ha detto e ha fatto: “Io e il Padre verremo in lui, Io gli manifesterò me stesso”, come è successo per i Santi.

“L’uomo invisibile giudica e manda all’Inferno” ribattono ancora i burloni della fede, ma l’uomo si crea l’inferno da sé già su questa terra, quando nel suo cuore bruciano le passioni che soffocano la libertà dello spirito, quando vive nel peccato e non riesce a ribellarsi ad esso, a rigettarlo, non facendo ricorso a Gesù Cristo e alla sua grazia. Quindi l’inferno è scelta di vita già su questa terra e che poi si consuma nell’altro mondo, nel fuoco, che potrebbe essere anche il rifiuto dell’amore di Dio: quell’amore che Dio ha per tutte le creature diventa qualcosa di insopportabile, che infastidisce i cattivi, i demoni. Dio, che è Amore, che regge e riempie tutte le cose, diventa veramente un inferno, per coloro che Lo odiano. “ Dove fuggire dalla tua mano, dove fuggire lontano dal tuo sguardo? Se salgo in cielo, là Tu sei, se scendo negli inferi, eccoti!”. Quindi, non c’è modo di sfuggire dalla mano e dalla presenza di Dio.

Dio ci ama incondizionatamente, anche se lo crocifiggiamo, attende e vuole la nostra corrispondenza: non basta che ci sia la luce, c’è bisogno dei tuoi occhi per vedere, non basta che ci siano i tuoi occhi, c’è bisogno della luce per non restare nelle tenebre. Non basta che ci sia il dono, ci vuole anche la corrispondenza ad esso, bisogna allora che impariamo ad amare e ad amare come Cristo ha amato le persone così come sono, giuste o ingiuste, buone o cattive. La nostra arma deve essere proprio quella di vincere il male con il bene, è l’arma che Dio ha messo nelle nostre mani, per sconfiggere il maligno e il male. E dunque ancora una volta l’uomo invisibile diventa anche armato, diventa un uomo armato.

 

Quali sono le armi? L’abbiamo sentito già da San Paolo: lo scudo della fede, la spada della Parola, la carità, l’incarnazione della divina volontà. Riassumendo scopriamo noi in primis la gioia di essere cristiani, poi utilizziamo pure le categorie antropologiche comuni a tutti gli uomini per dialogare, sapendo che chi ti è di fronte è una persona umana di pari tua dignità. Se tu hai il supporto della fede, questa deve illuminare la tua ragione affinché tu possa trasmettere con parole, gesti d’uomo, quella che è la tua ricchezza spirituale a colui che si irride di Dio, che non ha visto ancora la luce e vive nelle tenebre e nell’ombra di morte. Attraverso lo sforzo continuo di aderire alla Volontà di Dio, anche noi come i santi, dobbiamo essere luce e fuoco d’amore per i nostri fratelli e l’Esistente, che è Amore, ci donerà, in mezzo a tutte le tristezze del mondo, la gioia profonda di stare con LUI Via, Verità e Vita, cioè Gesù Cristo Nostro Signore, che è la porta che conduce all’eternità.

                                                                                     Padre Giuseppe