Meditiamo insieme

 


                      

 

Ogni bambino ha in sé la capacità di donare una gioia speciale, che fa dimenticare tante realtà spiacevoli, è la gioia del Paradiso. Non per altro, in passato, quando non c'era ancora la televisione o un altro strumento per allontanarci dalle relazioni interpersonali, i bambini erano lo spasso dei grandi, ci si intratteneva dopo cena, guardando i piccoli che con le loro vocine e i loro gesti trasmettevano gioia, allegria, conforto e speranza di vita! Ogni bambino che viene al mondo porta con sé il sorriso di Dio e indica, a detta di Tagore, filosofo indiano, che Dio non è ancora stanco dell’umanità. 

 

Ogni bambino è un riflesso del Cielo, porta e reca in qualche modo un raggio di luce del Paradiso, è un canale di Grazia, è un ponte tra Cielo e terra.Possiamo scoprire, quindi, in ogni piccolo che viene accolto nella nostra Opera, la presenza di Gesù e potremo assaporare la gioia del Paradiso ogni qualvolta avremo servito, nel nome del Signore Gesù, uno di questi piccoli bambini, espressione del dono d’amore che Dio fa all’umanità.

E’ veramente straordinaria la capacità dei bimbi di trasmettere, attraverso i loro occhietti, le loro espressioni,  una pace, una gioia, una  luce che sanno di Cielo, proprio come degli angioletti che riflettono la pace e la luce del Paradiso. Gesù Bambino ha sempre suscitato una grande gioia in tutti i Santi, come Sant’Antonio, Padre Pio, San Gerardo; un po’ tutti i Santi hanno sperimentato la gioia di abbracciare, se pure solo spiritualmente il Bambino Gesù. E’ proprio la piccolezza, e la piccolezza di Dio in modo particolare, che suscita questa gioia: verrebbe voglia di stringere tutti quanti i bambini al cuore. Hanno una tenerezza e una capacità comunicativa che si riflettono nella piccolezza, nella debolezza, nel sorriso, nell’amabilità, nell’angelica testimonianza della loro innocenza, della loro semplicità, del loro candore, della loro fragranza di vita: sono proprio un riflesso angelico sulla terra.

 

L’Angelo del bambino guarda il volto stesso di Dio e contempla la gloria del Padre Celeste, forse perché il suo impegno è minore rispetto a quello degli Angeli che vigilano sugli adulti, per i troppi guai che combiniamo! Gli Angeli dei bambini hanno abbastanza tempo per salire e scendere e portare raggi d’amore, di pace, di speranza, di umiltà, di bontà all’umanità. In ogni caso, il loro impegno è diverso da quello che avranno, quando poi i bambini diventeranno più grandi e conosceranno il peccato. L’abbinamento bambino-Angelo non è un’invenzione umana, ma è Gesù che ne ha parlato, la manifestazione angelica sulla terra è proprio lo sguardo di questi piccoli.  Gesù ci invita anche a non disprezzare nessuno di loro, perché i loro Angeli vedono costantemente il volto del Padre. Allora, non bisogna disprezzarli, cioè “de-prezzare” il loro valore angelico, un valore grandissimo! Ogni giorno viene compiuta una strage di questi innocenti con la pratica dell’aborto. Come non raccapricciarsi per tanto orrore che passa nell’indifferenza di molti? Per quello che ci riguarda, come Opera, dobbiamo impegnarci ancora di più: quando viene qualcuno di questi piccoli, teniamoli al cuore non tanto e non solo per mostrare loro il nostro affetto, quanto anche per presentarli alla Maestà divina con la preghiera. E anche quando si allontanano da noi non possiamo dimenticarli, ma dobbiamo continuare a prenderci cura di loro se non materialmente, perché impossibilitati da varie circostanze, almeno spiritualmente attraverso la preghiera, che li pone al sicuro nel Cuore stesso del Signore.

Non desistiamo, facciamoci animo, forza e, nella memoria storica del nostro passato, raccogliamo tutti quei bambini che sono stati accolti dalla nostra Opera, teniamoli presenti dal primo all’ultimo. Ricordiamoli tutti, presentiamoli al Signore, curiamoli con la nostra preghiera, siamo loro accanto con lo spirito di maternità, di paternità, con lo Spirito Santo, con quello stesso spirito che caratterizza le mamme e i papà quando i loro figli sono lontani: non li possono raggiungere per vari motivi, ma certamente non li dimenticano nelle loro preghiere davanti al Signore. E tutto questo ha un grande valore di recupero nei momenti peggiori della loro vita, perché il Signore di punto in bianco fa nascere nel loro cuore una specie di nostalgia: nostalgia del tempo passato in comunità o vicino a qualcuno di noi, quando ha vissuto momenti di pace, di serenità, di gioia, di comunione, di allegria, di bontà. Un buon ricordo non si cancella, resta a livello conscio o inconscio.

 

Ciò che noi seminiamo non solo in tenerezza, in gentilezza, in premure e in educazione, ma tutto quello che noi facciamo perché il Signore Gesù sia svelato nel cuore di questi bimbi, non va perduto e a suo tempo darà frutto. Continuiamo, quindi, senza stancarci a mettere in pratica proprio questa parola del Signore: “ Qualunque cosa avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli l’avete fatto a Me”. Amiamoli tutti perché in loro è presente Gesù.  I bimbi, a cui Gesù ci tiene tanto, sono angeli del Signore. Chi accoglie uno di questi piccoli “accoglie, Me” significa che sui piccoli è espresso il nome di Dio, è espressa la potenza stessa di Dio. Vale a dire che questi piccoli che vengono a noi recano con sé il messaggio di Dio: sono “angheloi”, sono angeli, inviati, recano con sé il sorriso, la gioia, la pace, l’amore, la bontà di Dio stesso! E se il Signore li raccomanda, dobbiamo stare attenti a non disprezzare neppure uno solo di questi piccoli, perché sono il frutto delle mani onnipotenti di Dio: ogni bambino reca con sé il mistero stesso di Dio che lo ha creato, lo ha messo alla luce, lo ha fatto crescere. Diventiamo anche noi come bambini! I loro occhi sono sempre rivolti ai loro genitori, facciamo come loro, rivolgiamo continuamente i nostri occhi a Dio, nostro Padre, a Maria Santissima, nostra Madre. Se noi non saremo capaci di vivere con gli occhi rivolti ai nostri Genitori nello spirito, a Coloro che ci hanno dato la vita, la vita soprannaturale, la vita di Grazia, che ci hanno salvati e redenti con lacrime amare, con spade trafiggenti e con sofferenze immani e indicibili sino all’agonia e alla morte, non potremo entrare nel Regno dei Cieli. Potremo entrare solo se, conquistati dal loro fascino, dal loro amore, pur consci di essere limitati nel tempo, nello spazio, nelle nostre possibilità e di non possedere nemmeno le ali per volare, corrisponderemo lo stesso al loro amore con la semplicità dei piccoli, guardando ai nostri Genitori, ai Sacri Cuori di Gesù e di Maria, e gridando, proprio come bambini: - Abba!; Mamma!.

Essi ci prenderanno in braccio e ci condurranno alla meta, alla santa Gerusalemme, perché così è scritto: come una madre porta in braccio il proprio bambino, così Io ti porterò sulle mie braccia!

 

 Questi siano i nostri pensieri: quand’anche fossimo pieni di difficoltà, pieni di disagio, anche forse immeritevoli di tanto beneficio da parte di Dio, se nella piccolezza, nell’infanzia spirituale volgeremo gli occhi a Colui e a Colei che sono stati trafitti per noi e grideremo a loro con sincerità, come bambini che invocano l’aiuto dei genitori, Essi non saranno sordi al nostro richiamo, perché il cuore di una madre, il cuore di un padre, sempre sono attenti al grido dei loro figli, anche quando sembra che essi non si curino di loro. Questo vuol dire che siamo nelle mani di Dio, ed Egli ci ha messo nelle mani dei suoi angeli, ministri che fanno il suo volere, che dirigono i passi del proprio gregge sulla via della pace verso la Terra promessa. E allora non disobbediamo, non trasgrediamo, stiamo attenti alla loro voce, perché il Nome del Signore è posto su di loro. Non guardiamo a quella che è la loro essenza, ma guardiamo alla loro funzione ministeriale di servizio per la nostra salvezza: “Ascolta la sua voce e cammina alla sua presenza con rispetto, perché egli ha la funzione di Dio sulla terra”.

Se ritorneremo come bimbi anche noi, avremo i nostri angeli che guarderanno continuamente il volto del Padre nostro che è nei Cieli.

E di riflesso, saremo anche noi illuminati da quella stessa gloria, da quella stessa luce di bontà e di misericordia che illumina perennemente i Cieli eterni. Camminiamo alla presenza dei nostri Angeli Custodi sforzandoci di comportarci sempre degnamente, da figli di Dio. Non facciamo che insieme con lo Spirito Santo anche il nostro Angelo Custode debba coprirsi il volto per le nostre cattive azioni.

Ricordiamoci di Lui nelle nostre preghiere, anche con la semplice e breve preghiera dell’“Angelo di Dio”.

Mettiamoci a servizio di Dio come ci ha chiesto Gesù, come bimbi appena nati, con la semplicità di coloro che guardano costantemente agli occhi del loro Signore, agli occhi della loro padrona, agli occhi dei loro papà, delle loro mamme.

 

 Così ci sentiremo sempre protetti, sicuri. La gloria degli angeli dipende anche dalla nostra buona condotta: essi ricevono gloria se noi ci comportiamo bene; al contrario, sono costretti a starci accanto sempre, senza poter salire a portare davanti al Signore alcuna opera buona. Se noi faremo delle opere buone come per i bimbi, ecco che anche i nostri angeli saliranno, vedranno il volto di Dio, si presenteranno all’Altissimo e presenteranno le nostre buone opere, così come è avvenuto per il centurione Cornelio e per Tobia, le cui opere di carità sono salite come soave aroma al cospetto stesso di Dio.

Diventiamo come bambini nella semplicità di vita per entrare nel Regno dei Cieli insieme a Gesù, Maria e i suoi Angeli.

                                                                     

                                                                                 Padre Giuseppe