Meditiamo ,insieme
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Questa, infatti, è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6,40).

  

 

La volontà di Dio è questa:

chiunque vede il Figlio e crede in Lui abbia la vita eterna,

il premio è la risurrezione nell’ultimo giorno.

Come possiamo vedere il Figlio, noi  che         siamo

storicamente così lontani dalla sua

figura fisica? Se la Parola di

Dio lo dice, significa che c’è

una possibilità di vedere il Figlio

in Gesù di Nazareth.  Per vederLo  c’è           bisogno di uno strumento. E qual è lo strumento della visione? La fede! Quindi chi riesce a vedere nell’Uomo di 2000 anni fa, nel Figlio dell’uomo, nel Figlio di Maria, il Figlio di Dio, ha fede. Non basta solo vederLo, è necessario anche credere in Lui, affidarsi a Lui per avere la vita eterna. Quindi non basta una visione di fede occorre anche una visione di carità: alla fede devono succedere le opere! La fede senza la carità è una fede morta; S.Giacomo dice: - “Mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede”.

 

 S.Benedetto, come ha detto giustamente il Papa, citando San Gregorio, testimoniava la sua fede con le opere. Una visione di fede del Figlio, del Verbo, senza una concretizzazione quotidiana, pedissequa del Figlio, è una fede morta e la fede si concretizza innanzitutto nel seguire l’esempio che Gesù ci ha dato. Qual è l’esempio che ci ha dato, lo starter di partenza? Prendete esempio da Me che sono mite e umile di Cuore: di cuore, cioè nell’essenza, nel nocciolo del proprio essere, esistere. Dio è umile, come mai Dio, che è l’Essere, è umile? Per comprenderlo riportiamo alla nostra mente le parole di Gesù, quando interroga i suoi discepoli: - Io sono il maestro, siedo a mensa, e dite bene, perché lo sono, eppure Io sto in mezzo a voi come Uno che serve.

 Chi si dà pena dall’alba alla sera, dall’alfa all’omega della nostra storia, di tenerci in esistenza in essa? Il Padre mio opera, opera sempre, ed Io pure opero, dice il Verbo di Dio, fatto Uomo, e guai se non fosse così! L’operatività di Dio è servizio: Egli, pur essendo il Signore dei signori, il Re dei re, è come un Padre, una Madre, che si dà da fare per mantenerci in essere, in esistenza.

 

Il suo Verbo creatore continuamente opera per il nostro esistere: ogni parte del nostro essere, cuore, polmoni, viscere, cervello, cute, ognuna per conto suo e tutte insieme svolgono il proprio compito in maniera ordinata, seguendo il Direttore d’orchestra. Tutto dal microcosmo al macrocosmo è ben ordinato: perché l’acqua non diventi fuoco e il fuoco non diventi acqua, perché la terra non si incendi e i cieli restino con tanta di quella possibilità di respiro per l’uomo, le piante e gli animali. E tutto questo cade sotto i nostri occhi quotidianamente, ma noi calpestiamo tutte queste realtà col nostro spirito, con il nostro linguaggio altezzoso, con la nostra superbia. Dio è umile, nonostante tutto, continua a servirci, continua a far piovere dal cielo sui buoni e sui cattivi, a illuminare col suo sole i giusti e gli ingiusti. Dio è umile, perché si fa nostro Servitore: non solo lavò i piedi agli Apostoli, ma ci lava con il suo Sangue dai peccati, ci dona l’acqua che Lui ha creato e che ricrea; ogni giorno ci dà il suo bacio con il vento e il suo profumo con i fiori, ci scalda e ci illumina con il suo sole. Dio è umile, perché si pone a servizio: a servizio di tutti, anche delle Schiere angeliche. Egli continuamente opera, come un Padre che continuamente si dà da fare, come una Madre che continuamente si prende premura dei suoi figli, anche di quelli ribelli. Prepara per loro anche un’eredità: l’eredità con il suo Corpo e il suo Sangue. L’ingratitudine dell’umano genere, la nostra particolare cocciutaggine nel perseguire l’ideale di un superuomo, di un essere umano al di sopra di tutto e di tutti, perché scarta Dio proprio con quella stessa ragione con la quale invece dovrebbe inchinarsi dinanzi all’opera di Colui che tutto crea e ricrea. E allora ecco perché lo starter di partenza che il Signore ci consiglia è: - Prendete esempio da Me, che sono mite e umile di Cuore. Ritroviamo la mitezza non solo nel carattere di Gesù Cristo, ma nel carattere stesso intimo di Dio.

 

 Egli non ama la distruzione del peccatore, non ha voluto la morte delle sue creature, le ha create per la vita, così come il libro della Sapienza ci insegna. E dunque qual è l’azione alla quale Gesù in questo brano del Vangelo ci invita?  “Chiunque vede il Figlio e crede in Lui abbia la vita eterna”. Vediamo allora il Figlio, nel Figlio di Maria, il Verbo di Dio, Dio stesso che lavora, opera, esercita l’umile arte del falegname, posta a disposizione della nostra stessa qualità di uomini che si impegnano, collocata a servizio della famiglia che deve procurare, trovare il suo sostentamento con il lavoro delle proprie mani, della propria attività. Non è scartato il lavoro dalla contemplazione della vita del Verbo, del Figlio di Dio, perché chiunque vede il Figlio – e noi Lo vediamo lavoratore, che suda, che si procura il pane con l’arte delle proprie mani, impegnandosi nell’umile esercizio del falegname, Lo vediamo anche predicare, impegnato anche in attività che sono tipiche della regalità del Sacerdozio e anche della Vittima immolata sull’altare – e crede in Lui ha la vita eterna.

 

Chi vede il Figlio, Lo deve vedere e contemplare in tutta quanta la gamma del Suo esistere, sino all’ultima cena in cui Egli dona Se stesso, la sua Vita, il suo Corpo e il suo Sangue, e si china umilmente a lavare i piedi dei suoi Apostoli e discepoli, dando a ciascuno l’insegnamento che l’umiltà di Dio è servizio, e il servizio è regalità. Il Re, infatti, salirà sul patibolo e, rinunziando alle grandezze terrene, si rivestirà di insulti, di sputi, di obbrobri, vestirà il suo Corpo di Sangue, mentre la sua gloria è nascosta nel fare la volontà di Dio. Chi vede il Figlio crocifisso, Dio crocifisso, Lo vede regnare, Lo vede umile Re che, mentre è sottoposto alle ingratitudini e alle ingiustizie umane, regna, e regna con l’Amore: perché Egli diventa Servitore dello Spirito Paraclito, infatti, ci darà il Suo Spirito, Servitore dell’amore del Padre verso l’umanità! Quando noi siamo umili, e vediamo Gesù umile, Dio umile, a servizio di tutti noi, sentiamo il desiderio di inginocchiarci, di dirGli grazie, di adorarLo, perché veramente è Padre, è Madre, per ciascuno di noi!

                                                                                  

                                                                                          Padre Giuseppe