Il Sacerdozio eterno di Cristo

  

Or dunque, se la perfezione fosse stata possibile per mezzo del sacerdozio levitico - sotto di esso il popolo ha ricevuto la legge - che bisogno c’era che sorgesse un altro sacerdote alla maniera di Melchìsedek, e non invece alla maniera di Aronne?  Infatti, mutato il sacerdozio, avviene necessariamente anche un mutamento della legge. Questo si dice di chi è appartenuto a un’altra tribù, della quale nessuno mai fu addetto all’altare.  È noto infatti che il Signore nostro è germogliato da Giuda e di questa tribù Mosè non disse nulla riguardo al sacerdozio.  

Ciò risulta ancor più evidente dal momento che, a somiglianza di Melchìsedek, sorge un altro sacerdote,  che non è diventato tale per ragione di una prescrizione carnale, ma per la potenza di una vita indefettibile. Gli è resa infatti questa testimonianza:

Tu sei sacerdote in eterno alla maniera di Melchìsedek.

Si ha così l’abrogazione di un ordinamento precedente a causa della sua debolezza e inutilità - la legge infatti non ha portato nulla alla perfezione - e si ha invece l’introduzione di una speranza migliore, grazie alla quale ci avviciniamo a Dio.

Inoltre ciò non avvenne senza giuramento. Quelli infatti diventavano sacerdoti senza giuramento;  costui al contrario con un giuramento di colui che gli ha detto:

Il Signore ha giurato e non si pentirà: tu sei sacerdote per sempre.

Per questo, Gesù è diventato garante di un’alleanza migliore. Inoltre, quelli sono diventati sacerdoti in gran numero, perché la morte impediva loro di durare a lungo; egli invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta. Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore. Tale era infatti il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli;  egli non ha bisogno ogni giorno, come gli altri sommi sacerdoti, di offrire sacrifici prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo, poiché egli ha fatto questo una volta per tutte, offrendo se stesso. La legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti all’umana debolezza, ma la parola del giuramento, posteriore alla legge, costituisce il Figlio che è stato reso perfetto in eterno.  (Eb 7, 11-28)

 

Meditiamo 
insieme

Il Signore è venuto a perfezionare quello che era stato dato a tutti quanti noi attraverso la legge mosaica, dandoci la legge

dell’amore. In essa c’è il perfezionamento di tutti i precetti dell’antica legge che, come un pedagogo, serviva ad educare a quello che sarebbe stato il comandamento dell’amore. Non illudiamoci che sia tutto più semplice, perché se la nostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei non entreremo nel Regno dei Cieli. Bisogna cioè che noi superiamo con la novità di vita la giustizia farisaica dell’apparire, del considerare la salvezza un dovuto per le opere e non per grazia di Dio.

Ogni giorno per noi deve essere Pasqua. Ogni giorno dobbiamo convertirci, metterci in discussione, rinnovarci nella vita nuova, morire e risorgere in Cristo e per Cristo. Siamo invitati a vivere nell’oggi, nel momento presente la nostra adesione a Lui: - “Oggi se ascoltate la mia voce, non indurite il vostro cuore”.  E’ nel quotidiano che deve incarnarsi l’evento pasquale, senza rimpiangere il passato o vivere come alieni proiettati nel futuro.

Il sacerdozio di Cristo è un sacerdozio unico, “non è diventato tale per ragione di una prescrizione carnale, ma per la potenza di una vita indefettibile”, “egli possiede un sacerdozio che non tramonta. Può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere in nostro favore”.

 

 Ciascuno di noi è partecipe del sacerdozio di Cristo e , in particolare, ogni sacerdote è  suo rappresentante e ministro. Nel sacerdote Cristo agisce pienamente e preziosamente con la sua perfezione, con la sua presenza.

E’ Cristo che agisce perfettamente nel compimento dell’ASSOLUZIONE,  della CONSACRAZIONE, nell’elargire  i sacramenti, nel restituire alla vita nuova le anime, in una parola, nel compimento del ministero sacerdotale. 

Chiaramente non basta che ci sia la sorgente, l’acqua fresca, zampillante, occorre anche che la sorgente venga appropriatamente utilizzata. Così non basta che sia bandita una bella tavola con cibi deliziosi e succulenti, è necessario che qualcuno si accosti a gustarne  le dolcezze. Anche in campo spirituale abbiamo gli anoressici, cioè coloro che rifiutano di nutrirsi del Cibo di vita eterna, non vogliono sapere né di Confessione, né di  Comunione, tanto meno degli altri sacramenti, sono malati nello spirito!  L’acqua, il cibo restano buoni, è l’individuo malato. Se chi si accosta ad essi è malato, non vuol bere, mangiare, ha noia, nausea, va aiutato per non farlo morire. Anche la luce può venire a noia a chi ha gli occhi malati, di qui si capisce quanto sia importante una vita dedita ai valori umani con un’apertura costante alla ricerca della verità, e per noi cristiani, quanto importante sia non irretirsi nel peccato, fare per tempo quelle operazioni che metterebbero subito in sesto il nostro spirito. Quando abbiamo un dente cariato prendiamo tutti gli appuntamenti necessari per curare il nostro dente che tanto ci fa star male. Trattassimo la nostra anima almeno come il nostro dente cariato,  ma non ci facciamo caso al dolore della nostra anima, non riconosciamo che la causa di quel dolore è il peccato, anzi rispondiamo a chi si interessa della nostra salute spirituale  che non facciamo del male a nessuno e che sono fatti  che riguardano esclusivamente la nostra persona.

 

Il danno così è più grande perché non solo si consuma il peccato nell’intimo del proprio cuore, ma si diffonde il suo effetto all’esterno,  è come  quando ci si ammala di una malattia contagiosissima, preferendo tacere, non rivelarla, si permette la diffusione della malattia e lo scoppio di una vera e propria epidemia.

Il sacerdozio cristiano, il sacerdozio di Gesù, è un sacerdozio eterno. Nulla e nessuno potrà più togliere a un prete il carattere, il sigillo sacramentale del sacerdozio: Tu sei sacerdote per sempre. Così come quando si diventa cristiano con il Battesimo, il carattere di cristiano, impresso nello spirito con il Battesimo, resta per sempre: Tu sei cristiano per sempre. Anche quando ci si sposa con il sacramento del Matrimonio, nel quale gli stessi sposi sono ministri, il carattere di sposi resta sempre.

Da parte di  Dio  non c’è nessun pentimento quando uno viene battezzato o si consacra o si sposa, non dice di essersi sbagliato: “Il Signore ha giurato e non si pentirà: tu sei sacerdote per sempre”.

 

I preti, i vescovi, il Papa, partecipano dell’unico sacerdozio di Cristo, per cui è sempre Cristo che opera sia quando celebra o assolve il Papa sia quando celebra o assolve un piccolo prete di campagna. E’ Cristo che ti ASSOLVE, che in quel momento ti PARLA e ti dice, servendosi della voce di un suo ministro, le cose che ti deve dire nell’ambito della realtà sacramentale, della fede e della morale. Questo spiega  perché tante di quelle volte dei penitenti pur andando da diversi confessori a dire le stesse cose, sentono con voce diversa la stessa parola: è Cristo che parla loro e devono mettere in discussione se stessi piuttosto che gli altri. 
Nel Matrimonio le parole del “sì” sono dette nel sacerdozio di Cristo, e forse in questa unica e ultima volta la stessa donna diventa autentico ministro nei confronti del marito.

Gesù è sempre vivo per intercedere a nostro favore. “ Chi ci condannerà? Cristo Gesù –dirà san Paolo-  che è morto per noi? Gesù è il grande sacerdote MISERICORDIOSO che INTERCEDE A NOSTRO FAVORE!

Sacerdote per sempre! Cristo ha offerto la sua vita una volta per sempre e per tutti!

 FIDIAMOCI DEL SACERDOZIO DI CRISTO, seguiamolo perché è un sacerdozio eterno, indefettibile, senza macchia. E se il sacerdozio di Cristo è rappresentato da uomini di paglia, di polvere, passeggeri, non scoraggiamoci,  più che identificare l’uomo con il sacerdozio di Cristo, identifichiamo il sacerdozio di Cristo con quell’uomo, ossia dobbiamo GUARDARE, INCONTRARE, RISPETTARE, SEMPRE GESU’ in ogni sacerdote.  Questo processo di identificazione non deve portarci a confusione, è lo stesso Gesù che ci avverte: -  Fate quello che vi dicono ma non comportatevi  come essi si comportano quando sbagliano; se Gesù l’ha detto per gli scribi e i farisei, lo dice anche per tutti quelli che, chiamati a testimoniare la loro appartenenza a Cristo, non vivono in maniera coerente con il Vangelo che professano.

 

Non scandalizziamoci dunque ma impariamo a vedere, rispettare e amare GESU’  in questi fratelli, uomini come noi, caricati di un peso di responsabilità che è veramente notevole. Questi, infatti, sono caramente amati dal Signore Gesù, il QUALE NON SI PENTE DI AVERLI FATTI SACERDOTI.

Non perdiamo il senso cristiano del sacerdozio, non confondiamolo con l’esercizio di un mestiere tipicamente umano.  Non contattiamo il sacerdote come si contatta un semplice uomo, non sopprimiamo in lui l’immagine di Cristo ma nemmeno  idealizziamolo troppo, facendone un idolo. Grande rispetto si deve dare ai sacerdoti a causa delle responsabilità, dell’onere e dell’intimità che hanno con Cristo ma  anche tanta comprensione perché  pregni della vostra stessa umanità e combattenti con voi la stessa battaglia, come ci ricorda San Paolo. Abbiate un sano equilibrio nel gestire rapporti interpersonali con il sacerdote.

Per non sbagliare avere sempre gli occhi rivolti a CRISTO GESU’, e ciò che è indecoroso  e indegno agli occhi di Cristo o agli occhi del vostro stesso padre terreno, sia altresì indegno, indecoroso, inverecondo alla presenza del sacerdote, padre nella fede, ministro e icona del CRISTO vivente.

Non confondiamo  l’uomo con il ministero,  ricordiamo che Dio prende uomini costituiti in umana debolezza, e guai se così non fosse, nessuno di noi si accosterebbe a loro, se fossero angeli.  Quanto più vedrete o riconoscerete nel sacerdote l’uomo, tanto più dovete pregare perché si trasformi in Cristo Gesù.  La cura migliore per superare determinate situazioni, qualunque esse siano è quella di mettere al primo posto Dio e non fare mai di niente e di nessuno un idolo. Quando vedete che qualcosa o qualcuno sta per prendere il posto di Dio sull’altare del vostro cuore, non dovete disprezzare la persona ma voi stessi che state compiendo un’operazione sbagliata, cioè quella di collocare della polvere sull’altare del vostro cuore.

 

                                                                  Padre Giuseppe