Meditiamo insieme

 

 

 


Buon 
Natale                               Per prepararci all’Avvento natalizio potremmo                 

                                            fare alcune riflessioni sul Cantico del      

                                               “Benedictus” che riguarda il precursore di  

                                                  nostro Signore Gesù Cristo, Giovanni il  

                                                   Battista.  La potente salvezza, dice il  

                                                    Benedictus, sorge dalla casa di Davide,   

                                                     servo del Signore, come aveva

                                                      promesso Dio stesso (cfr II libro di  

                                                      Samuele capitolo  7). Già i Profeti

                                                      avevano annunciato la  venuta del  

                                                      Salvatore. In Michea  5,1  leggiamo:  -

                                                     E tu, Betlemme di Efrata, così piccola

                                                    per essere tra i capoluoghi di Giuda, da te

                                                   uscirà colui che deve essere il dominatore

                                                 in Israele; le sue origini sono dell’antichità,

                                              dei giorni remoti”; e  nei Numeri 24,17 : - Io

                                          lo vedo, ma non ora, io lo contemplo ma non da

                                      vicino: una stella spunta da Giacobbe, uno scettro sorge da Israele, il Salvatore libererà il suo popolo dai nemici.

 

Perché non ci sia confusione e si comprenda quale sia lo strumento di liberazione leggiamo nel Cantico che esso è la misericordia di Dio, misericordia concessa ai padri, ad Abramo e alla sua discendenza, e che si riversa di fatto su tutti coloro che faranno parte della sua discendenza, che San Paolo chiamerà discendenza spirituale: Abramo è padre di tutti i popoli nella fede (cfr Genesi cap 12).

Il frutto della liberazione sarà : servire il Signore in santità e giustizia per tutti i nostri giorni di vita. Questo è il programma  che Dio ha sul suo popolo eletto e sul nuovo Israele, cioè su tutti i popoli e le nazioni che si riconoscono nella fede di Abramo, che si riconoscono cioè nelle fede del Dio di Abramo, nella fede di Nostro Signore Gesù Cristo, donato a noi, prima che Abramo fosse (“…prima che Abramo fosse, Io sono” Gv 8,58).

A Giovanni il Battista che nasce viene detto : -  E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade” . Questa profezia richiama un’altra profezia, quella del profeta Malachia 3,1: “Ecco io manderò un mio messaggero a preparare le vie davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore, che voi cercate”. Giovanni prepara le strade al Signore per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei peccati. 

Il popolo di Israele si aspettava una salvezza politica, economica, una salvezza proveniente da forze terrene, Giovanni chiarisce: la salvezza è remissione dei peccati, liberazione dalle catene del peccato, da nemici che sono ben altri e diversi da quelli che  possono uccidere il corpo o mettere a ferro e fuoco una città: sono i nemici della salvezza, angeli infernali, ribelli, superbi, neghittosi della bontà, del bene, della vita, desiderosi di legare a loro uomini ribelli, egoisti, superbi, violenti, malevoli.

La conoscenza della salvezza è dunque nella remissione, nel perdono dei peccati, nella Confessione salutare che ci lava con il Sangue di Cristo, Agnello Immacolato.

E tutto questo grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, una bontà che va oltre la giustizia, che si fa pietà, misericordia, una bontà che condona per amore del Suo Amore,  per bontà della Sua Bontà, senza vedere alcun merito nella creatura se non quello di lasciarsi lavare: - “ Se non ti laverò non  avrai parte con Me!”. Lasciamoci lavare, purificare dal Sangue dell’Agnello! Certo, una volta lavati, bisogna  che ci sforziamo a restare puri e santi al suo cospetto nell’Amore, per essere continuamente degni di ricevere la sua Grazia, la Sua Amicizia. Solo così ci sarà pace nel cuore dell’uomo e nelle comunità umane:  “pace in terra agli uomini di buona volontà” , a coloro che con buona volontà, con sforzo continuo, recuperano ogni giorno la Grazia, la Misericordia, la bontà di Dio, lodando, ringraziando il Signore, per quello che ha fatto. Sono uomini che ce la mettono tutta per rimanere fedeli al Signore, non sono ascoltatori smemorati della Sua Parola, depauperando il salutare munus, dono, che Dio ha dato, ricordano in ogni attimo della loro vita le innumerevoli grazie ricevute, non si  riempiono  la mente e il cuore di pensieri, sentimenti, fatui, vani, ma fanno della loro vita una preghiera continua, un incessante inno di lode, di ringraziamento al Signore. In tutti gli istanti della loro vita trasformano e metabolizzano tutto in preghiera, dalle più piccole alla più grandi cose.

Che tutta la nostra vita diventi preghiera, lode al Signore! Che tutte le nostre opere si trasformino in preghiere  e tutte le nostre preghiere  si trasformino in opere!

 

La preghiera  autentica si concretizza in opere di carità. Se la preghiera  ha come frutto la divisione, il rancore, l’odio, l’invidia, la gelosia, è una preghiera fatta male. Meglio sarebbe, forse, non fare questo tipo di preghiera: - Chi vi dice di calpestare i Miei atri, chi vi dice di entrare nella mia Casa? Oh, ci fosse qualcuno di buona volontà che chiudesse la porta per non farvi entrare! Quando voi alzate gli occhi al cielo Io volgo lo sguardo dall’altro lato, e quando voi innalzate grida  verso di Me, Io mi turo gli orecchi per non sentire (cfr Is 1,12 e ss).

 Perchè? Perché è una preghiera mal fatta, non è una preghiera che sale dal cuore con semplicità, con purezza di intenzione, con umiltà, non è  una preghiera che chiede a Dio di essere umile, operatore di pace, fedele esecutore della sua volontà, docile strumento nelle sue mani, è una preghiera invece conforme a pensieri e desideri che spesso sono legati al  nostro egoismo, alla nostra volontà piuttosto che a quella di Dio. Quando si prega con un cuore ostile ai fratelli, chiuso nel proprio egoismo, non aperto all’amore, non si è capaci né ci si sforza di uniformarsi alla volontà di Dio  ma si prega piuttosto che Dio si uniformi alla nostra volontà! Ecco perchè il Signore volge lo sguardo lontano da certe preghiere.

Si ha quindi la conoscenza della salvezza nella remissione dei peccati.

Il grande mistero di Dio è stato svelato: è la sua Bontà misericordiosa, è la sua Misericordia .E tutto questo si realizza, si concretizza perché viene a visitarci dall’Alto un Sole che sorge. Sì, viene  a fare visita al suo popolo, Dio Salvatore.

La visita è legata alla salvezza, al SS Salvatore: non ci può essere  visita secondo Dio, senza portare il SS Salvatore nelle famiglie, non ci può essere visita senza portare luce e conforto, come ha fatto il SS Salvatore. Egli è venuto, e continua venire, come sole che sorge per rischiarare, illuminare quelli  che vivono nelle tenebre e nell’ombra di morte, per dare speranza, vita, sollievo e pace a quelli che vivono in case con porte e finestre serrate, con cuori chiusi e pieni di falsi tesori. Il Salvatore viene a visitare chi sta nelle tenebre e nell’ombra della morte per far sì che ci si muova dritto sulla via della pace.

 Si ha tanto desiderio di pace ma se la pace non parte dall’umiltà della grotta di Betlem, non si avrà mai pace duratura.

Chiunque segue la via della superbia, della vanagloria, non troverà mai pace.

Cerchiamo la pace, quella duratura, a partire dall’umiltà, perché è in essa che Dio pone i suoi occhi: - “ha guardato l’umiltà della sua serva”

Dio si china  su coloro che si fanno piccoli  e servi del prossimo in Lui. Chiediamo a Gesù Bambino la grazia dell’umiltà! 

                                                                                    

 Padre Giuseppe