La letteratura
all'operaAccanto all’amore, del quale ci siamo occupati nel precedente bollettino, anche l’amicizia è tra i sentimenti più frequentati dalla

riflessione letteraria di ogni tempo. L’ira di Achille, duro colpo per le forze greche schierate alla conquista di Troia, termina quando l’eroe scende in campo per vendicare la morte dell’amico Patroclo, ucciso da Ettore; Eurialo e Niso, due tra i più valorosi guerrieri dell’accampamento di Enea, decidono di affrontare insieme una pericolosa sortita notturna per avvertire Enea assente dell’imminente attacco dei Rutuli di Turno, e muoiono eroicamente per salvarsi reciprocamente la vita; sul loro

esempio,                                             anche Cloridano e Medoro, soldati cristiani al                                           comando di Goffredo di Buglione durante la prima                                 Crociata, sfidano la morte per condividere                                          insieme un atto di eroismo per il quale Tasso,                                          nella sua Gerusalemme Liberata, prende a                                                 modello l’episodio virgiliano   di Eurialo e Niso.

                                                                                                                        

 

A differenza dell’amore, infatti, l’amicizia richiede un coinvolgimento meno intimo nella personalità del prossimo e tutela, in questo modo, la gestione delle proprie scelte nella direzione di uno spettro di comportamenti meno vincolanti per l’altro. E’ per questo che l’amicizia, nata nel segno di una  gratuità e di un disinteresse che rispondono soltanto all’esigenza di comunicare e comunicarsi, saggia la moralità dell’uomo, mettendolo di fronte al suo rapporto con la virtù. Di qui, allora, le caratteristiche di fondo dell’amicizia nell’ambito della riflessione letteraria: la corsia preferenziale, per così dire, verso legami virili e la necessità di una nobile disposizione d’animo.

Già dagli esempi con i quali abbiamo aperto questa nostra riflessione, emerge chiaramente che essi si collocano in contesti volti a dare risalto ad un rapporto di amicizia tra uomini. La letteratura ha dato scarso risalto all’amicizia al femminile, e quando lo ha fatto non ha mancato di mettere in luce pesanti riserve sulla capacità, da parte delle donne, di instaurare tra loro relazioni amicali fondate sulla sincerità e sulla condivisione leale.

 

 

                                 Basta leggere – e non è caso isolato – un’opera come Menzogna e sortilegio della Morante per avere un’idea di come la letteratura guardi al rapporto tra donne: la scrittrice romana mette in scena un mondo di risentimenti mai sopiti e di invidie reciproche tra false amiche che rendono impossibile la vita anche agli uomini, oltre che ai figli. Sarà probabilmente l’eredità classica, profondamente maschilista, o – ma non vorrei che le mie parole fossero fraintese – l’intuizione di qualche verità più profonda, fatto sta che quasi tutte le grandi amicizie immortalate dalla letteratura sono di stampo maschile.

Ma anche in questo caso c’è da intendersi. Non si tratta di uomini qualunque: Gionata, Davide, Eurialo, Niso, Medoro, Cloridano, Patroclo, Achille e tanti altri sono uomini innanzitutto virtuosi, nobili d’animo ed esercitati a coltivare la saggezza fin dalla più tenera età, come non mancano di ricordare i poeti quando parlano di loro. Il messaggio, dunque, anche in questo caso di forte ascendenza classica, è chiaro: l’amicizia vera esige prima di tutto un retroterra morale forte e basta la grettezza di un amico per mandare all’aria il rapporto con l’altro. Si tratta di strappi etici, per così dire, che solo l’ipocrisia può coprire. Ma è un rimedio, come la ragione stessa ammonisce, che serve a ben poco. Da Aristotele a Seneca, il coro è dunque unanime: è la virtù e la nobiltà d’animo che costituiscono la fonte dell’amicizia. Di qui l’idealizzazione di questo sentimento, una costante della cultura e, quindi, della letteratura occidentale (ma non solo).

 

In Gesù e Giovanni, poveri, obbedienti e casti, la virtù e la “saggezza” (come si sarebbero espressi i classici) hanno cementato un rapporto che è modello di ogni amicizia umana, non solo cristiana. Tra loro ha vissuto anche Maria. Con lei la donna perde l’asperità di carattere e l’individualismo con i quali è stata spesso percepita dalla riflessione religiosa e letteraria di ogni tempo e si avvia sulla strada della condivisione autentica, senza la quale non si dà amicizia. E tanto meno amore.      

                                                                               Prof. Andrea N.