Martirio: morire per amoreMartirio significa testimonianza, ma testimonianza di che?

Sono passati quasi due mesi da quando abbiamo sentito quella sconvolgente notizia di Nicola Calipari, uomo che per un atto di amore non esita a sacrificare la sua vita per salvare quella di Giuliana Sgrena (giornalista sequestrata). Quella che doveva essere una gioia all’improvviso si è trasformata in una notizia di dolore. A primo impatto molti si saranno chiesti a cosa sia servito una vita per un'altra, penso che la risposta c’é stata data dallo stesso Calipari, che nell’adempimento fedele al proprio lavoro, sapendo i rischi a cui andava incontro, non si è tirato indietro, anzi sull’esempio evangelico non ha esitato a sacrificare la propria vita per salvare quella della persona a lui affidata, dimostrando un grande senso di responsabilità ma soprattutto un amore grande alla vita.

Sono queste notizie che se da un lato ci amareggiano per la perdita di persone, dall’altra parte ci aiutano ad ammirare le loro virtù, il loro coraggio, il loro essere cristiani fino in fondo e da questo dobbiamo trarre gioia ed esempio.

Quasi tutti i martiri hanno radici nella fede cristiana perché Gesù ci ha detto: “Nessuno ha un amore più grande di questo dare la vita per i propri amici.”

Attenzione! Parliamo di persone che hanno sacrificato la propria vita per salvare e non per togliere altre vite. Oggi molte notizie di cronaca che ci assalgono sono quelle di kamikaze che s’immolano per distruggere la vita di tante persone in nome di uno pseudo-dio, costruito per giustificare i propri crimini. Si assiste inoltre ad un incremento di adolescenti, giovani omicidi che non esitano a recare la morte a persone che si oppongono alle loro esigenze e alle loro aspettative, fossero anche le persone che più amano, si tratta di giovani che, avendo smarrito i sani valori, sono diventati schiavi delle loro passioni e dei loro impulsi. In tutti questi drammi risuonano forte ancora oggi le parole che Gesù sulla strada del calvario rivolse alle donne: “ Non piangete su di me, piangete piuttosto su voi stesse e sui vostri figli perché se hanno trattato così il legno verde che ne sarà del legno secco?”... e i genitori che piangono per i loro figli sono molti!

 

I giovani hanno bisogno di esempi di vita. Le parole prima o poi se non trovano coerenza con la nostra vita, sono come parole scritte sulla sabbia, alla prima tempesta saranno cancellate,  Cristo ci ha insegnato a scrivere nei cuori! Il Santo Padre,Giovanni Paolo II, ha predicato con tutta la sua vita, ci ha dato la strada da percorrere e ci ha detto : ”Giovani di ogni continente non abbiate paura di essere i santi del nuovo millennio! Siate coerenti con la vostra fede e generosi nel servizio ai fratelli, membra vive della Chiesa ed artefici di pace”.

Se non educhiamo i giovani, i figli ai veri valori neghiamo loro un’identità perché l’assenza dei sani valori è assenza di Cristo.

Martirio non significa andare incontro alla morte, ma il vero martirio è testimoniare Gesù, ogni giorno nel quotidiano, è fedeltà alla propria famiglia, al proprio marito, alla propria moglie, agli impegni presi, al proprio lavoro. Accettare le mortificazioni, gli insulti è un martirio quotidiano, ricordiamo le parole di Gesù:” Se il chicco di frumento caduto in terra non muore non porta frutto”. Ogni cristiano dovrebbe fare questo: morire a se stesso. La risposta di Gesù al giovane ricco che gli chiedeva cosa gli mancasse per essere perfetto è la stessa che Gesù direbbe a noi oggi: rinunciare non tanto alle ricchezze materiali quanto al nostro io, per metterci Dio. “Chi vuol vnire dietro di me rinneghi se stesso prenda la sua croce e mi segua”.  Come ci si rinnega? Facendo la volontà di Dio giorno per giorno, accettando tutte le difficoltà quotidiane che incontriamo nella nostra vita.

La virtù è un abitus e, al contrario dei vizi, si forma con la perseveranza nel bene. Non spaventiamoci delle cadute ma impariamo a restare sotto la croce fino in fondo. Giovanni Paolo II, ci ha ricordato che tutto questo è possibile attingendo vigore dai sacramenti, specialmente dall’Eucaristia e dalla Penitenza. Il Signore ci vuole apostoli intrepidi del suo Vangelo e costruttori di una nuova umanità.

Coraggio, viviamo il Vangelo, non facciamo i nostri interessi ma quelli di Cristo!

 Lo hanno fatto i santi, i martiri, e Gesù vuole che lo facciamo anche noi.

Certo persone come Calipari ce ne sono state e ne sono. Ci sono tanti martiri, conosciuti e non, che non hanno esitato a sacrificare la propria vita per salvarne altre, basti pensare a quelle mamme che si sono sacrificate per i loro figli e continuano nel quotidiano ad offrirsi. Di recente ho letto la storia di Rita Fedrizzi,una donna di 41 anni alla quale durante la terza gravidanza viene diagnosticato un tumore. La morte del bambino era la soluzione migliore per i  medici, Rita si oppone, sceglie l’amore per la vita e a chi la invitava ad abortire per guarire rispondeva che l’unica terapia per lei era quella della fiducia in Cristo. Una scelta consapevole nonostante la paura, si è sacrificata per amore di una vita considerandola un dono di Dio. Federico nasce, lei muore, certamente questo seme caduto in terra sta già portando il suo frutto. I figli di certo non la dimenticheranno mai e, nei momenti bui, sarà la loro fiaccola. Di madri coraggio, come Rita, ce ne sono state e ce ne sono tante, io, che vi scrivo, sono figlia di una madre coraggio!.

 

Avevo 3 anni, quando per una svista di chi mi guardava sarei finita sotto un camion in marcia se non fosse stato per mia madre che non esitò a lanciarsi sotto le ruote del camion  per salvarmi. Mia madre mi salvò la vita e il buon Dio risparmiò la sua. Ancora oggi non finirò di ringraziarla, perché nonostante tante difficoltà e tante prove, rimane lì sotto la croce, e il suo amore silente e la sua fede costante mi raggiungono e mi danno la forza per continuare.

“Se arduo è il cammino,  tutto però noi possiamo in Colui che è il nostro redentore”.

                                                                                 Sorella Lucrezia