Dalla vanità alla
santità 

 

 

 

 

 


Il desiderio di migliorare la propria immagine per piacere e per conquistare oggi non è solo una prerogativa femminile ma è

anche maschile. Molti uomini amano curare eccessivamente la propria immagine a partire dal trucco.

Ai giorni nostri avere un’ immagine curata con trucco e vestiti raffinati è diventato sinonimo di affermazione sociale, una forma unisex di comunicazione, un’irrinunciabile esigenza in quanto i rapporti di lavoro sono fortemente influenzati dall’aspetto esteriore, e questo non solo per la donna ma anche per l’uomo. I giovani, e non solo, amano comunicare attraverso il trucco e tatuaggi sul corpo.

I ritmi esasperati della quotidianità non permettono di  stare insieme per parlare e spingono a una comunicazione fatta di immagini, con un codice  immediato per  esprimere disponibilità, aggressività o remissività, attraverso, ad esempio, l’abbigliamento, il trucco, il modo di portare i capelli, etc.

In certi gruppi  se una persona non ha l’aspetto ben curato e alla moda, viene emarginata,  la persona, per stare ai passi con i tempi e con il gruppo, è spinta a mettersi una maschera, che nasconde la sua vera identità sia emotiva che fisica,  e si lascia così  condizionare  e sviare dalla giusta via, quella , cioè, di essere se stessi, di pensare con la propria testa, di ricercare il proprio bene e quello degli altri.

Ho conosciuto ragazze e donne sposate, depresse per avere qualche chilo in più o per alcuni piccoli difetti del corpo, donne intraprendenti, intellettuali, studentesse, schiave del proprio corpo, della moda,  che si sottoponevano a massaggi, diete ed iniezioni, a una schiavitù di ore per avere un bel corpo, pensando poco o nulla a quello che è nel corpo,  lo spirito, a quello che è il vero bisogno del corpo e dello spirito,  alla salute dell’anima e del corpo. Si è perso il vero senso della bellezza, della semplicità, della purezza, della delicatezza come quella di Maria, nostra madre, la madre di Gesù.

E’ importante avere  rispetto per il proprio corpo, come Dio l’ha creato, non tatuato da disegni tribali, col rischio di prendere malattie.

Quando quel corpo sarà vecchio e pieno di rughe, non potrà certo “stirarlo” all’infinito, come potrà, allora, accettare il naturale decorso della vita e quale sarà il suo pensiero, guardandosi allo specchio con i capelli bianchi e il volto pieno di rughe?

Si è già belli perché giovani e allora  perché mettersi un timbro, che non si toglierà mai sulla pelle, non sapete che il corpo è il tempio di Dio? Se non abbiamo rispetto noi, chi potrà rispettare questo nostro corpo?

 

Molti mali della psiche derivano proprio dalla insoddisfazione interiore, si cerca un qualcosa che soddisfi il proprio io. Ricordo una mia esperienza, desideravo tanto avere una pelliccia, per sentirmi una nobil donna, feci dei sacrifici per potermela comprare, ma una volta ottenuta, non colmava  il mio malessere interiore, compresi allora che la vera nobiltà non è esteriore ma interiore. Da quel giorno non ho più desiderato abiti raffinati, vestiti alla moda, trucchi eccentrici, tacchi a spillo, capelli arruffati, anzi nel guardarmi allo specchio mi vedevo brutta, cominciai a lavarmi il viso, a vestirmi con abiti più semplici e scoprii una bellezza nuova, una bellezza che vedevo solo io ma che mi dava tanta serenità. Cominciai a guardarmi dentro e a confrontare la mia vita con quella di Maria,  mi innamorai della vergine Maria, tanto da desiderare di seguire il suo esempio di Madre, la sua bellezza ed il profumo della sua purezza.

Una notte sognai una donna che mi invitava alla preghiera, mi chiamò per nome dicendomi che dovevo molto pregare. Non passò

 molto tempo che nacque in me il desiderio della preghiera e mi ritrovai a recitare il Rosario e ai piedi di un Sacerdote. Nel guardare la mia immagine allo specchio, vidi che i miei occhi brillavano come diamanti, altro che trucco! Cominciò per me una nuova vita, la vita nello spirito, la chiamata alla speranza, la forza della fede. Avere fede non significa non curare la propria immagine, provate ad immaginare dei Sacerdoti che non si tagliano i capelli e non si fanno la barba, o consacrate trasandate, sembrerebbero anime depresse e volti di barboni; la decenza, il buon gusto e la pulizia non è vanità. Diceva Padre Pio: “chi non medita può fare come colui che non si specchia mai, e quindi non si cura di uscire ordinato,  poiché può essere imbrattato senza saperlo. La persona che medita e rivolge il suo pensiero a Dio, che è lo specchio della sua anima, cerca di conoscere i suoi difetti, tenta di correggerli, si modera negli impulsi, e rimette la sua coscienza a posto”. Cerchiamo di migliorare noi stessi, in qualunque stato ci troviamo, in qualunque contesto quotidiano e sociale.

Per questa santa Pasqua preghiamo Dio che ci faccia santi, rinati nel Sangue di Gesù Cristo, così dopo essere stati insieme sulla terra, ci ritroveremo per sempre in Paradiso.

Buona Pasqua.

                                                                                              Laura Mazzeo