Cari genitori,                   

 

                                

                               

                                 ancora una volta vi

                                 scrivo per parlarvi dei

                                 miei preferiti, : i         

                                     GIOVANI!

 

Mentre cambiavo volume del breviario e sistemavo i vari segnalibri e immagini sacre mi è capitato tra le mani un pensiero di un adolescente, scritto durante un’attività di animazione. Gli si chiedeva di esprimere un parere educativo e di dare un consiglio agli adulti e così ha scritto:

 

Cari adulti, molti di noi ragazzi sono repressi. Voi che forse siete genitori (notare il “FORSE”… Non posso fare a meno di pensare a quanti genitori non fanno i genitori!), è possibile che non sappiate che molti ragazzi che a casa sono repressi e non possono esprimersi liberamente, fuori di casa si sfogano, a volte in modo incivile e alcune volte possono esprimere atteggiamenti volgari e violenti, al limite della criminalità. Sarebbe molto bene parlare con i vostri figli, ascoltare le loro ragioni, lasciare libertà di espressione, senza spaventarsi di quello che potrebbero dire. In questo modo forse si potrebbero limitare spiacevoli sorprese.

Potreste scoprire che i vostri figli sono diversi da quello che sembrano! (Com’è vero che gli adolescenti hanno tanti volti diversi, uno per ogni situazione, e spesso non riusciamo a coglierli tutti, se non addirittura nessuno!).

 

 Porto sempre con me questo scritto, nel mio libro di preghiere. È un modo per mettere ogni giorno dinanzi a Dio il mondo dei giovani, ed anche e soprattutto il mondo degli adulti. Perché i giovani saranno solo e soltanto quello che noi siamo, quello che noi gli daremo, quello che di loro riusciremo a cogliere e a comprendere… al di là delle ingannevoli apparenze…

Qualche giorno fa ho incontrato un gruppo di giovani, puntualmente equipaggiati di bicchieri alcolici, e quando ho abbracciato il più “sinceramente perspicace” mi ha detto: “Sorella, se vuoi cercarmi non cercarmi nelle chiese ma nei bar”. Conosco le responsabilità che si celano dietro una tale affermazione e non ho potuto fare a meno di ricordare quel passo del vangelo in cui si racconta della commozione di Gesù perché si rendeva conto della scarsità di pastori che pascolano. Certo, non è possibile cercarli tutti e sempre nei bar (cosa che non ho trascurato di fare, avendone l’opportunità, quanto basta per rendermi conto che è necessaria solo la nostra disponibilità a cercarli per fare subito capannello nei luoghi e con le persone più impensate e disparate), ma una cosa è certa: dovremmo cercare di non farli arrivare nei bar, nel senso esageratamente alcolico, ovviamente. E per fare questo occorre pascolarli e proteggerli dai cattivi pascoli e dai cattivi pastori…

                                         Non è facile, lo so, a volte sembra impossibile, a volte gli eventi ci travolgono e spesso ci zittiscono, ma non per questo dobbiamo arrenderci. Dobbiamo fare tutto quello che è nelle nostre possibilità. Fatto questo, al resto provvederà Dio. Se, però, non facciamo il possibile saremo responsabili di moltissime cose… e non saranno gli eventi a giustificarci.

Una delle cose che possiamo fare è parlarne insieme, non solo privatamente, come spesso capita quando ci confrontiamo con le mamme e i papà e raccogliamo i loro dolori, le loro preoccupazioni, la loro sensazione d’inadeguatezza di fronte alla problematica giovanile in un mondo che ha volutamente disertato l’impegno educativo. È vero, nell’era del relativismo in cui tutto è lecito, ci si ritrova ormai in pochi a combattere fedelmente per il vero, il buono... e neanche si sa più con certezza se esiste una qualche verità… Proprio perché pochi e incerti, però, forse l’unità potrebbe essere la nostra forza. Non è forse scritto: “Guai a chi è solo”? (cfr. Qo 4,10). Noi soli non siamo, mai! Anche se tutto e tutti dovessero abbandonarci, anche se tutti gli eventi dovessero travolgerci e confonderci, Gesù ha promesso il suo Spirito e ci ha dato una certezza: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20).

Questo vorremmo fare: riunirci nel suo nome per crescere insieme in un campo che ci sta sfuggendo dalle mani: l’educazione dei nostri figli. Tanto più che in questi giorni il Santo Padre ha indicato l’educazione e la formazione della persona umana quale via della Chiesa per far fronte ai problemi globali più urgenti (cfr. intervista a Benedetto XVI del 13. 08. 06 -  Radio Vaticana).

 Ne abbiamo parlato con una mamma ed è nata l’idea di incontrarci periodicamente con altre famiglie e d’iniziare un cammino su questo tema.

Ovviamente, non terremo per noi questo tesoro, lo condivideremo con tutti voi, semmai in uno dei nostri convegni e magari anche con un’altra rubrica sul nostro giornalino… 

È una promessa che facciamo nei vostri confronti, cari genitori. Non solo perché l’educazione, intesa in senso permanente, ci è particolarmente cara in quanto mezzo potente per formare l’uomo e noi stessi (educando gli altri inevitabilmente educhiamo e cresciamo noi!), ma soprattutto perché è il nostro vincolo dinanzi a Dio. Infatti, la nostra Opera è impegnata sul fronte della famiglia per aiutarla a crescere in senso umano e spirituale, e uno dei grandi bisogni che la famiglia di oggi reclama è un soccorso urgente nell’educazione dei figli.

                                                                                                                       

                                                                                       sorella Laura