“Come mai è diventata una prostituta la città fedele?
Era piena di rettitudine, la giustizia vi dimorava; ora invece è piena di
assassini! Il tuo argento è diventato scoria, il tuo vino migliore è diluito
con acqua. I tuoi capi sono ribelli e complici di ladri; tutti sono bramosi di
regali, ricercano mance,non rendono giustizia all’orfano e
la causa della vedova a loro non giunge”.
Con le sferzanti ed attualissime parole del profeta Isaia nei
confronti della città ribelle si è aperta la veglia di preghiera indetta
venerdì 25 gennaio dal cardinal Sepe nel duomo di S. Gennaro per implorare da
Dio “compassione per la città”. “La Chiesa di Napoli sente la gravità di questo
momento ed è per questo che la preghiera scaturisce dalle nostre labbra…”. Al
di là della bugiarda etichetta “A Napoli tutto è emergenza”, della
considerazione della città come “malattia endemica dell’Italia”, il cardinale
ha sottolineato che non è emergenza la preghiera :“la
preghiera purifica il cuore e purifica il coraggio di dire e fare la
verità”.E’, dunque, proprio la preghiera ad “abilitare il nostro impegno” e ad
indurci a”considerare anche le nostre responsabilità”. Non solo momento di
intercessione questa veglia, ma anche appello alle nostre coscienze, quelle
delle istituzioni come quelle dei singoli in una situazione di tragica
emergenza come quella che Napoli si trova a vivere. Una Napoli definita “senza
più sangue ed energia”…intaccata come “da un tumore maligno…un . corpo già
malato e fiaccato da un cumulo di diagnosi sbagliate”. La parola del profeta
Isaia non concede alibi : a Napoli l’argento (la ricchezza di energie,
cultura e
tradizioni che sempre hanno caratterizzato la città partenopea) è diventato
scoria. “I cumuli di rifiuti che invadono le nostre strade sono i plateali
corpi di reato che testimoniano il fallimento, lungo tutta la filiera nazionale
e locale, di una forma di servizio che raramente si è resa tale ed ha
contribuito anzi ad aggravare-attraverso dispute incomprensibili e miseri
rimandi di responsabilità- un clima già teso ed esasperato”… “Troppi sacchetti
neri insudiciati dagli egoismi, dalle incapacità , e Dio non voglia,dalle
connivenze con il malaffare, sono andati ad ammassarsi come rifiuti, sporcando
non solo le mani, ma anche le coscienze”. Dure le parole del nostro vescovo, un
monito severo, ma anche il richiamo alla ricerca della VERITÀ : “una verità che
vorremmo dissotterrare con le nostre stesse mani dietro i cumuli di immondizia”
che vedono chiamate in causa le responsabilità di ciascuno di noi. Basta
con lo scarica barile! Un mea culpa dovrebbe partire dal cuore di
ciascuno di noi . Ci siamo resi colpevoli, infatti,ogniqualvolta abbiamo
contribuito a questo scempio depositando in strada senza decenza tutto ciò che
ci capitava fra le mani, non rispettando gli orari del deposito dei rifiuti, o
potendo non abbiamo contribuito alla raccolta differenziata, o non abbiamo
educato i nostri figli a non buttar carte o altre “porcherie” per terra. “E’ un
peccato grave”,ha affermato il porporato, “sporcare la nostra terra che è il
giardino di Dio”.Alla dura denuncia è seguito un altro momento altrettanto
solenne
ed eccezionale: la traslazione delle reliquie di
S. Gennaro
verso l’altare. Un evento che, quando accade, può essere considerato
come un
grave campanello d’allarme e che trova i propri precedenti in situazioni
drammatiche verificatesi lungo il corso della storia della città. La prima
volta accadde nel 1631 quando una spaventosa nuvola ardente levatasi dal
Vesuvio minacciò di soffocare l’intera città per cui il vescovo Buoncompagno
decise di ricorrere al sangue del patrono; in seguito le ampolle furono portate
in processione per placare i tumulti popolari in occasione della rivolta di
Masaniello nel 1647 . Lo stesso accadde con la peste del 1656 , in occasione
dell’ultima guerra e del sisma del 1980. Attenzione però a non intendere questo
gesto quale l’esposizione delle reliquie come un semplicistico “S.Gennaro
pienzace tu!”, un miracolismo gratuito e portato ad esonerare da ogni forma
di responsabilità. Al contrario, il discorso del nostro pastore ha puntato
molto sull’ETICA DELLA RESPONSABILITA’. “Il Signore è sempre pronto a perdonare
se accompagniamo la nostra richiesta con gesti che manifestano la nostra
conversione” e quindi l’appello ad “uno stile di vita che faccia tesoro dell’ETICA
DELL’ESSENZIALE”, dal momento che tutto ciò che è superfluo è nocivo. “L’ ETICA
dovrebbe essere la linfa che scorre nelle arterie di una politica
insterilita…abbiamo il dovere di farci parte attiva per poter recuperare la
nostra dignità”. “C’è un’esigenza che ci sovrasta: Fare presto e bene…non c’è
un minuto da perdere…. Imploro tutti voi a rendere possibile l’impossibile”.
Sarebbe grave se chi può aiutarci non lo facesse, ma sarebbe ancor più grave il
rinunciare a
rimboccarci le maniche.
A concludere la veglia, la richiesta di intercessione nei
confronti di Maria SS. , del Santo patrono e le accorate parole che
testimoniano il profondo amore del nostro pastore per la città: “Napoli, lo
grido con forza, LA NOSTRA MARTORIATA NAPOLI NON SI SALVERÀ SE NON AVRA’ VOGLIA
DI SALVARSI ….RIALZATI NAPOLI…grida il tuo tormento, ma non lasciarti vincere
dal tuo dolore!”. Possano queste parole incarnarsi nelle nostre coscienze e
nelle nostre vite spesso troppo cariche di munnezza!!! Sorella
Gabriella OMVM