Relazione di Don Ernesto della Corte tenuta il 2.6.2011 nel  corso del XXVI convegno per le famiglie

 

Di Madonna ce n’è una sola, la Madre del Signore. Impariamo ciò che la Bibbia ci insegna, che davvero è ricchissima. La Madre del Signore è il luogo dove l’Eterno ha sposato l’umanità. Uno dei titoli più belli di Maria di Nazareth è Arca dell’Alleanza. Oggi è 2, due giorni fa abbiamo celebrato la Visitazione, chiuso il mese di maggio di valenza devozionistica, però abbiamo meditato in un mese la bellezza di Colei in cui l’eterno incomunicabile Dio si è fatto invece rivelazione. L’incarnazione resta per noi cristiani davvero il fondamento di ogni cosa. E’ lì che abbiamo conosciuto che il Logos eterno di Dio si è rivelato. Perché Dio non è silenzio: esce dal silenzio, come dice San Giovanni Crisostomo, commentando Gesù che aprì la sua bocca e disse quel giorno sul monte delle beatitudini: beati, beati! È un Dio che vuole comunicare ciò che è e ciò che fa per ognuno. E Maria di Nazareth è il luogo in cui noi impariamo da Lei la fede. Pensate a quel testo stupendo di Cana, Giovanni 2, testo meraviglioso, che ci racconta la bellezza di una Donna che dev’essere la nostra tutor, l’insegnante della fede, del credere: qualunque cosa mio Figlio vi dica, fatela! Perché Maria ci riconduce continuamente e ci richiama al Figlio, lei è davvero come la Chiesa mistero della luna: la luna non ha luce propria, riflette quella del sole. Perché l’unica, vera, grande rivelazione è Gesù Cristo. E noi abbiamo imparato da Lei, anche sotto la croce, ad accoglierla, come diceva Paolo VI, perché non si può essere cristiani se non si è mariani. È Cristo che ha voluto darci in Maria Madre sua e Madre nostra davvero l’icona della Chiesa. Non c’è un’immagine più bella di questa. È sempre Gesù Cristo che ci fa davvero questo tipo di rivelazione. Ho scelto di parlarvi della famiglia, del matrimonio, scegliendo il Vangelo più antico che è Marco. Marco ha davvero una composizione molto bella rispetto agli altri. Il discorso sulla famiglia, il discorso sulla coppia, uomo e donna Dio li ha fatti fin dall’inizio, è al cap. 10 di Mc, è nella seconda parte del Vangelo. Cristo nella seconda parte, dopo l’inchiesta: la gente chi dice che Io sia, costruisce tutto un itinerario verso Gerusalemme. Direi che la fatica più grande che ha fatto Gesù, ieri, e lo fa ancora oggi è la fatica di convincere i suoi discepoli: facevano fatica a capire! Anche due domeniche fa, Tommaso non capisce dove va, Filippo non capisce e vuole vedere il Padre, siamo uomini arteriosclerotici, abbiamo la sclero-cardìa, cioè una durezza del cuore rispetto alla Rivelazione. E Gesù dunque ci ricorda, nella lunga sezione che va da 8, 31 in poi fino al cieco di Gerico, ci mette davanti a qualcosa di molto importante. Prima di tutto l’uguaglianza tra uomo e donna. Bastava leggere un po’ di più le Scritture, e non avremmo avuto 2000 anni in cui la donna è sempre stata la Cenerentola della situazione, bastava un po’ di più guardare a ciò che Gesù ha fatto. Pensate al Vangelo delle donne in Luca, al Vangelo delle donne in Mc 5, l’emorroissa, la figlia di Giairo, perché Gesù vuole portarci avanti un discorso molto forte. Ne parleremo nella parte, ma nella logica evangelica la via del matrimonio è una via per farsi santi: non bisogna fare i monaci, essere suore, farci contemplativi in clausura per farsi santi, no: la famiglia è una via di santità. Avete occhi ma non vedete, avete orecchi ma non udite. È all’interno di questa dinamica che bisogna apprezzare l’unione uomo-donna. Gesù sta dandoci degli insegnamenti sulla sequela: dobbiamo seguire Lui: venite dietro di me, se uno vuole venire dietro di Me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. E questa strada può essere fatta in molti modi: uno dei modi per seguire Gesù è la via del matrimonio. L’amore dell’uomo e della donna viene riletto da Gesù alla luce delle tradizioni. Dove siamo: ci troviamo verso i confini della Idumea e della Transgiordania, paesi confinanti la Galilea delle genti, i discepoli stanno con Gesù, e i farisei, come al solito, vanno a provocarlo. Perché Gesù è un portatore di novità. Ricordate quante volte la gente dice: insegna con autorità, ma non è l’autorità di chi comanda, è l’autorità di chi conosce, di chi sa fare le cose, un po’ come quando voi dite: ho chiamato quel falegname, è un mastro, è uno che ha davvero la scienza delle cose. Gesù era così: quando insegnava, quando parlava, quando operava, davvero ci metteva davanti al grande mistero della sequela. E il testo ci dice che Gesù, partendo di là, va dall’altra parte del Giordano, le folle accorrono - è bello vedere questa gente che va continuamente verso Gesù, e quando si avvicinano i farisei gli chiedono se è lecito o meno ripudiare la propria moglie da parte di un uomo, per metterlo alla prova. E Gesù rimanda alla Legge, alle Scritture: cosa ha scritto Mosè? Gesù quando cita, cita sempre la Bibbia. Pure quando parla col demonio nelle tentazioni. Lui è la rivelazione totale, però fa sempre riferimento alle Scritture, perché lì c’è il pensiero di Dio, e dice: che cosa ha scritto Mosè? Mosè vi ha permesso di scrivere un atto di divorzio e di mandarla via, dicono i farisei, ma Gesù dice: è a causa della vostra sclero-cardìa – c’è sempre questa malattia di mezzo, la durezza del cuore. Un cuore poroso, che può significare due cose, perché questa parola in greco si può scrivere con due vocali, o la breve o la lunga. Se si scrive in un modo significa la non penetrazione: i nostri talloni si fanno rigidi d’estate quando perdono acqua e diventano duri, ma c’è una durezza che è peggiore, quella di essere porosi, cioè da un orecchio ci entra una cosa e dall’altro subito ci esce, quella si chiama addirittura indifferenza! Quindi la sclero-cardìa biblica ha queste due grandi possibilità: l’ha fatto per la vostra sclero-cardìa, ma al principio Dio li ha fatti maschi e femmine. E poi Gesù fa qualcosa di incredibile: l’ uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno una carne sola, un solo essere, ciò che Dio ha unito, l’uomo non può separare. E poi aggiunge: chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra commette adulterio verso di lei; così pure la donna che ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio. Fino alla nuova C.E.I. del 2008 il testo greco non veniva tradotto bene, perché Gesù faceva una clausola di biunivocità: l’uomo non può ripudiare la propria moglie, la donna non può ripudiare il proprio marito. E Gesù, mettendo quella clausola di reciprocità, capite, ciò che vale per l’uno vale per l’altra, ciò che vale per l’uomo vale per la donna e viceversa, Gesù dichiarava di fatto l’uguaglianza fra un uomo e una donna, in un mondo dove, voi sapete bene, quello ebraico, la donna era considerata alla stregua degli impotenti, dei malati e dei lebbrosi, cioè non aveva voce in capitolo. Non dimenticate chi i Vangeli vengono fuori, questa grande rivelazione, in un mondo che era contro i malati, contro i bambini, contro gli ultimi, contro le donne. C’era la preghiera: Signore, ti ringrazio di non avermi fatto pagano e di non avermi fatto donna! E invece poi abbiamo una rivoluzione vera e propria con Gesù Cristo e con la Bibbia. In questo senso, vedete, Gesù, da buon rabbino, risponde alle domande con le contro-domande, e fa vedere che c’è un contrasto fra il comandamento di Dio e quello dell’uomo. Perché gli uomini spesso hanno la presunzione di fare delle leggi, di pensare in un certo modo, contravvenendo a quella che è la proposta che Dio ci fa continuamente. Noi dovremmo prendere l’abitudine, anche qui le Scritture ce lo insegnano, di non parlare tanto di comandamenti perché, vedete che le parole sono formative, le parole ci cambiano la vita, non sono soffio che esce. La parola è una realtà, Cristo è definito il Logos, addirittura, quindi la comunicazione. Dietro una parola c’è tutto un mondo, e allora dobbiamo stare attenti alle parole che usiamo. Quando usiamo la parola comandamento, nella nostra mente che cosa ci viene? L’ordine, pensiamo a un generale che comanda, il capo che sta in testa, invece Gesù parla di una proposta nuova: è un Dio che propone! Se vuoi, tu puoi. Questa è la morale cristiana: tu puoi, perché hai lo Spirito, Io ti ho dato il mio Spirito. E in questo senso, vedete, il precetto di Mosè scritto nella Legge, era un precetto, una parola, quelle dieci parole, noi le chiamiamo ancora dieci comandamenti, ma sono le famose dieci parole, la parola del Signore. Ebbene quella parola era destinata fin dall’inizio - Gesù si rifà a Genesi, perché i due siano una sola realtà. C’è stato il caso di Mosè, si è permesso il ripudio, perché voi non riuscivate a capire. È un Dio che dà i valori su cui non si media mai, sui valori noi non dobbiamo mediare mai, ma sulla progressività dell’avvicinamento al valore dobbiamo certamente farlo. Gesù stesso ha rispettato la progressione. Pensate a un Tommaso: Tommaso non capisce ancora: dove vai? Eh, Io sono la via! Non è più il caso di fare pellegrinaggi, il pellegrinaggio cristiano non è più quello di una volta, Mosè che parte, Abramo, i profeti, no, adesso il vero itinerario è in Gesù Cristo: Lui è la Via, la Porta, l’Icona del Padre: Filippo, chi ha visto Me, ha visto il Padre! Con Gesù arriva a compimento ogni cosa. E in questo senso Gesù ha voluto farci capire che la parola originaria di Dio è una parola fondamentale: maschio e femmina li ha creati perché siano un solo essere. È perché c’è un dono totale da parte di Gesù! Nell’incontro tra l’uomo e la donna è entrato Gesù, c’è sempre stato Dio fin dall’inizio. E con la rivelazione cristiana dobbiamo stare attenti che il diritto qualche volta non può capire ciò che capisce la teologia. Il matrimonio è anche più grande di quello che pensiamo, non è un’unione naturale, è diventato Sacramento, non è un contratto, non è lavatura - stiratura, facciamo le clausole, perché il fondamento del matrimonio non sono le istituzioni ma le persone! E le parole di Gesù suonano come un monito per la cultura dell’epoca, che è anche la cultura di oggi, di un neo-paganesimo: in principio non fu così. Anzi un’unione che ha un progetto di vita, di sequela, di crescita, di maturazione, da sperimentare ogni giorno! È come per noi Sacerdoti: un Prete che non medita più le Scritture, non è obbediente, non prega, non medita, non legge più il Magistero, non si aggiorna, è come un medico, un avvocato, che non conosce le leggi che escono, prima o poi fallisce! La vita non è fatta di inerzie, non si può vivere di rendita, non è cristiano! Ogni giorno si mangia per ogni giorno, non possiamo mangiare oggi per domani, dormire oggi per domani: ogni giorno vuole il suo affanno. Cioè c’è uno sviluppo progressivo che bisogna rispettare. Gesù ci rivela che il destino dell’uomo e della donna supera la concezione ebraica dell’epoca, ma anche quella umana, perché nel matrimonio è l’amore che realizza l’unione. Quell’Amore con la lettera maiuscola, perché non ce ne sta un altro, che è la stessa realtà di Dio. Dio è Amore, dice Giovanni: non sa dire di meglio! E in questo testo Gesù non fa distinzione tra matrimonio naturale o cristiano. Dio ci rivela il progetto per tutte le coppie di esseri umani. Proprio perché Lui è stato abbandonato, Gesù capisce  che bisogna superare il rinnegamento, imparando da Lui l’unica radicalità che Dio ci permette, quella dell’amore. Ecco perché ci presenta davvero un’immagine dell’uomo e della donna dove non c’è  dominio dell’uno sull’altro, dove non c’è ripudio, dove non c’è legge del dominio. Prendersi cura l’uno dell’altro, non rinnegarlo. Il testo di un padre diceva: prendersi cura e non rinnegare l’altro. Questo principio radicale dell’accoglienza l’uno dell’altro. Il sì alla fedeltà di Dio deve diventare un sì alla fedeltà tra gli uomini. Il sì di Maria è il primo, ma dev’essere il sì di tutta la Chiesa e quindi di ognuno di noi. In questo senso vedete Marco quando dice “in casa”, nelle espressioni “in casa”, casa significa fraternità. Noi diciamo: vieni “a casa”, non la casa di mattoni, ma vieni “in famiglia”. La casa per noi meridionali è la fraternità, siamo proprio biblici in questo! Ebbene, quando è in casa Gesù vuole capire: Chi ripudia la propria moglie o il proprio marito pone in evidenza la reciproca appartenenza. Questo testo è fondamentale, e ripeto prima i versetti avevano questo piccolo intoppo di tipo filologico. E invece Marco lì aveva messo proprio questa mutua appartenenza per far capire che: primo, Dio ha voluto un unione fra uomo e donna, è Dio che l’ha voluto, ed è parte integrante del suo disegno, maschi e femmine ci ha creati, uomo e donna, che la condizione dell’uomo e della donna sono uguali, perché sono chiamati ad essere un solo essere, una sola grande realtà. Né l’uomo né la donna possono di propria iniziativa pensare di sciogliere ciò che Dio ha unito, perché è Dio che unisce! I ministri del Sacramento sono il marito e la moglie, ma è Cristo che li unisce, in Cristo è il matrimonio, nel momento in cui c’è l’accoglienza reciproca in Cristo c’è sacramento: avete visto il matrimonio tra il principe e la principessina, i fratelli anglicani non hanno celebrato l’Eucaristia, hanno fatto un rito un po’ antico il loro, il nostro è molto più moderno, anche più bello se mi permettete di dirlo, però è liturgia lo stesso. Certo preferisco il matrimonio civile a una convivenza, ma il matrimonio cristiano è un’altra cosa! E Gesù dice che la legislazione di Mosè riconosce che nella stessa progressione delle Scritture è entrato, anche lì può esserci un elemento umano. Nella legislazione di Gesù c’era un vizio di fondo che Gesù corregge, corregge la rivelazione di Mosè e dichiara che è contraria al disegno divino la cultura del tempo sul matrimonio, dove un uomo poteva, nella scuola in cui la donna che non sapeva cucinare neppure un uovo fritto, veniva subito scritto il libello e il matrimonio era considerato nullo. Non dimentichiamo che in passato le nostre nonne, perché non avevano il lavoro, hanno dovuto subire ingiustizie, si sono fatte sante indubbiamente, ma attenzione, niente è dovuto nel matrimonio, tutto è rispetto, non c’è mai uno che dice “mio”, noi la parola “mio” non la dobbiamo conoscere, dal vocabolario cristiano non c’è niente di mio, c’è un noi, e c’è una mutua appartenenza. Non è che uno bussa ogni tanto, l’uomo su certe cose, la donna su altre, e tu lo devi fare perché sei mia moglie o perché sei mio marito: fra noi cristiani non è così! Ecco perché Gesù mette il matrimonio all’interno della sequela. Questo che comporta a livello pratico, teologico?

 

Fine della prima parte