DON GIOVANNI INGRAVALLO, UN PADRE SPIRITUALE

      Stralci tratti da Gioia.net

 

Due giornate dedicate dalla comunità parrocchiale dell’Immacolata di Lourdes a Don Giovanni Ingravallo nel decimo anniversario della sua “nascita al cielo”, per ricordare un uomo, un sacerdote, un padre spirituale che dal 10 febbraio del 1952 al 18 maggio del 1996 visse con e per i suoi fedeli. L’affetto tangibile e gioioso, l’emozione, la condivisione di ricordi affidata ai sacerdoti che gli sono stati vicini, a Suor Antonietta e Suor Giuseppina, ai parrocchiani molti dei quali bambini al suo arrivo, alle “vocazioni” da lui incoraggiate, si esprimono ancor oggi con vivida commozione. Tanti gli aneddoti rievocati sabato, 25 febbraio, sotto lo sguardo sorridente della sua immagine proiettata sullo schermo nel teatro della Chiesetta - costruito negli anni ’60 insieme alla canonica, alle aule di catechesi e agli spazi ricreativi - al cospetto delle due targhe in marmo incise per commemorarne la memoria.Tutti lo ricordano in perenne preghiera, inginocchiato davanti al crocifisso o nei pressi della sacrestia.

“Se non stava a dir messa, lo trovavi a pregare – ricorda Don Filippo Resta in un suo scritto letto in teatro - se non pregava era nel confessionale, sempre pronto e disponibile o in ospedale a portare conforto ai malati. Grande era la sua capacità di ascolto, il suo zelo esemplare. Durante la messa dei fanciulli girava tra i banchi con una macchinetta che distribuiva caramelle e invitava i ritardatari a sedersi. Nelle lettere di Don Carmine Mosca, Don Filippo Resta e Padre Pio De Mattia, lette nel corso della serata, torna costante il riferimento alla preghiera. Padre Pio ne sottolinea lo spirito fraterno, la prossimità, il sostegno nelle offerte, il tessere a distanza relazioni, il profondo e sincero affetto e nel periodo in cui dovette abbandonare la sua amata parrocchia, l’infinita tristezza.

Il 20 febbraio, stessi luoghi – chiesa e teatro - ben più prestigioso parterre: Monsignor Francesco Cacucci, Monsignor Domenico Ciavarella, Don Mimì Padovano, Don Carlo Lattarulo, Don Antonio Serio, Don Alfonso Giorgio, Don Dorino Angelillo, Don Franco Fanizza, Don Giuseppe Ferri, Don Michele De Mario, Suor Antonietta, Vito Mastrovito, i parroci delle parrocchie gioiesi e a moderare ed intervistare tutti la giornalista Patrizia Nettis.

Nel corso della serata viene inaugurata la mostra fotografica curata “coralmente” da fedeli, parenti, amici.“Il poco di tanti fa un assai!” amava dire Don Giovanni, ed in questa occasione mai affermazione fu più vera: le foto e i documenti presenti nella mostra, incorniciati e decorati, i video, gli stessi ricordi hanno ricostruito un’intera vita.Monsignor Cacucci tesse lodi sul sacerdozio vissuto in preghiera, operosità e “freschezza” da Don Giovanni. Vito Mastrovito traccia un indimenticabile profilo del parroco.“Don Giovanni ha costruito la comunità, aiutandola a crearsi una forte identità, non a caso oggi troviamo anche su facebook il gruppo “Quelli della Chiesetta”. Sostituì il compianto Don Sante Milano, di cui portò a compimento le opere, andando anche oltre.

Don Michele lo rivede in ginocchio, assorto in preghiera sulla porta che dà sulla sacrestia, rievoca la sua parsimonia nel consumar la luce o riscaldare casa, la trasparenza sacerdotale, la capacità di riequilibrare le sue “pecorelle”.Anche Don Alfonso ne ha ricordi “domestici”. Gli inviti a pranzo, i piatti lavati insieme, il trasporto spirituale, la condivisione intima anche della preghiera nell’esortarlo ad inginocchiarsi al cospetto del Santissimo. Don Carlo confessa di averlo conosciuto meno degli altri. Lo incontrava alla Scala, dove aveva iniziato il suo percorso vocazionale, con il suo ricordo ha dovuto confrontarsi in seguito, lottando contro l’affettuosa “mitizzazione” che i fedeli istintivamente incoraggiavano.

Don Franco ricorda i “brodetti di pesce” gustati in canonica e l’attenzione alla famiglia dei suoi assistiti ed amici.

Da tutti Don Giovanni viene ricordato uomo di fede e preghiera, “padre” indulgente, sacerdote “vero”, perseverante negli obiettivi eppur mite nelle pretese che mai nulla tiene per sé ma tutto dona. Creare relazioni, coltivarle, non dimenticare chi è lontano, essere attenti ai bisogni di chi ci è accanto, offrirsi come esempio di vita… è questo l’insegnamento offerto a due generazioni di parrocchiani che a loro volta, oggi, a dieci anni dalla sua “nascita al cielo” sentono di dover moralmente e spiritualmente trasmettere ai posteri.

Anche Padre Giuseppe è stato invitato a dire due parole su Don Giovanni, al cui fianco è stato ben otto anni:” un santo sacerdote”, due sole parole appunto per compendiare tutto il vissuto  di un uomo che ha consacrato tutta la sua vita al servizio di Dio e dei fratelli.

Grazie don Giovanni, anche da parte di noi, Apostoline del S.Rosario per la tua accoglienza e disponibilità, dal Cielo continuerai a pregare per la nostra Opera, che tu hai visto nella tua Parrocchia come piccolo seme.