A si biri, Arrivederci, Good bye“Iniziazione cristiana e famiglia” sono un  binomio inscindibile perché il germe divino, seminato nel cuore di ogni uomo, possa crescere e portare i suoi frutti,  come è emerso dal convegno pastorale della diocesi di Salerno-Campagna-Acerno che si è svolto il 5-6-7  giugno 2012 presso il seminario metropolitano “Giovanni Paolo II”, a Pontecagnano Faiano, e nelle diverse foranie della diocesi.

“Parlare di iniziazione cristiana vuol dire parlare di trasmissione della fede e dobbiamo subito premettere che la fede è un mistero”. Lo ha dichiarato mons. Giuseppe Mani, arcivescovo emerito di Cagliari, aprendo i lavori del convegno pastorale. “La fede - ha precisato il presule - è un dono di Dio e soltanto un dono di Dio e cresce sulla Croce”. In realtà, ha chiarito mons. Mani, “Dio ci dona la fede nella Chiesa e attraverso la Chiesa” e “trasmette la fede attraverso i fratelli”. Infatti, “la fede si sveglia a contatto con la fede degli altri. Il cero si accende alla fiamma di un altro cero acceso. Non c’è fede isolata, indipendente. La fede trae vita dalla vitalità della fede che ci circonda, che dal presente risale al passato, come una pianta”. Di qui l’importanza della famiglia, “prima cellula della società e della chiesa”, a cui spetta “come primo dovere quello dell’educazione umana e cristiana dei figli. Per questo la famiglia è un diritto fondamentale di ogni uomo e un dovere per tutti. Dio “si serve della famiglia come strumento per partecipare la fede. Non può essere la famiglia che decide per i figli ma deve educarli a decidere da se stessi, deve aiutarli a prendere coscienza della ”unicità” della propria esistenza e  renderli capaci a prendere decisioni responsabili davanti a Dio e agli uomini. Per trasmettere la fede, ha aggiunto mons. Mani, “la famiglia deve trasmettere i valori dell’unità, dell’amore eterno e della gratuità”. Quale famiglia riuscirà a trasmettere questi valori per essere strumento attraverso cui Dio dona la fede? Mons. Mani  traccia alcuni indicatori:

http://www.diocesisalerno.it/salerno/allegati/1478/IMGP4141%20(800x714).jpg- una famiglia chiesa domestica

- una famiglia abitata da Dio

- con un credo (simbolo) preciso

- nella coerenza assoluta

Per potersi realizzare la famiglia cristiana deve crescer nell'amore attraverso una autentica spiritualità familiare.

 L'atto di fede, aggiunge mons. Luigi Moretti, vescovo metropolita dell'archidiocesi di Salerno- Acerno- Campagna,  non è credere in qualcosa o in un dio generico ma credere in  Gesù Cristo, che diventa la porta che ci introduce nel mistero di Dio. L'esperienza della fede cristiana è innanzitutto una relazione vera con Gesù, se non c'è questa comunione vera siamo solo cembali squillanti, parliamo di Lui, ma non trasmettiamo la  fede. Gesù ci dà la possibilità di diventare pienamente cristiani, offrendoci l'esperienza dei sacramenti a partire dal Battesimo. Se noi vivessimo la consapevolezza dell'essere battezzati, ossia rinati a vita nuova in Cristo Gesù, la nostra vita sarebbe diversa,  il Battesimo non è una cosa da fare ma è una condizione di figlio di Dio. L'esperienza della fede passa necessariamente attraverso la famiglia: è la famiglia che chiede  che il proprio figlio rinasca a vita nuova. La famiglia va aiutata a vivere la consapevolezza della sua dignità, identità. Quante famiglie vivono la consapevolezza che Cristo si è compromesso in prima persona per loro il giorno del loro matrimonio, nel loro progetto d'amore? Le famiglie vanno aiutate a vivere il loro progetto d'amore nel Signore,  è responsabilità della comunità ecclesiale  rendere gli sposi, i fidanzati, i giovani,  capaci
di vivere la loro esperienza di fede nella responsabilità, maturata dall'incontro con Cristo, unico Salvatore e Redentore, e questo interpella tutti, nessuno è dispensato,  farlo sarebbe un peccato di omissione.  A noi, che abbiamo incontrato e accolto Gesù nella nostra vita, nella nostra storia, spetta aiutare gli altri ad incontrarLo, riconoscerLo e accoglierLo, il nostro compito è portarli a Gesù, e Lui saprà cosa dire e cosa proporre. L' impegno pastorale serve per recuperare le verità sui  sacramenti dell'iniziazione cristiana. Viviamo l'esperienza della fede nella esperienza della Chiesa, che è esperienza di fraternità,  e nel tempo della Chiesa. L'impegno di quello che facciamo  deve servire a far sì che Gesù sia conosciuto (superare l'ignoranza ), sia  riconosciuto  Figlio di Dio (non è uno dei tanti) e soprattutto accolto come nostro contemporaneo, Gesù non è un “prodotto scaduto”, lo diventa, quando noi offriamo agli altri non l'originale ma una copia contraffatta, un surrogato.  Il nostro impegno pastorale, continua il presule, sia quello di recuperare le verità sulle realtà sacramentali dell'iniziazione cristiana,  di porre le condizioni perché si sperimenti che vale la pena seguire Gesù, di rimettere insieme le famiglie, ricreare rapporti tra le famiglie,  ridar loro la capacità di vivere la consapevolezza della propria dignità e di lì nascerà  la responsabilità a vivere in pienezza l'appartenenza a Cristo e solo allora  le nostre parrocchie saranno famiglie di famiglie.  Nella misura in cui vivremo la nostra appartenenza a Cristo, nostro salvatore e redentore, e alla Chiesa, saremo luce e sale della terra,  profeti di speranza e il mondo ci ringrazierà.

La vocazione alla santità non è un privilegio di alcuni ma è per tutti noi,  conclude Mons. Moretti, Dio attraverso Suo Figlio Gesù, che ha dato Se stesso,  a tutti garantisce questa opportunità, spetta a noi accoglierla,  aprendo la porta del nostro cuore a Gesù,  ci incontriamo con Lui e rileggiamo la nostra vita nello spirito della novità di vita. L' 'augurio che Mons. Moretti fa alla nostra Chiesa nell'anno della fede è che la nostra professione di fede possa essere una esplosione di vita.

E noi, Apostoline del S.Rosario, che abbiamo conosciuto e accolto nella nostra vita sia personale che comunitaria Cristo Gesù, fedeli agli insegnamenti ricevuti, ci impegneremo ancora di più nella visita alle famiglie, secondo il nostro specifico carisma, approvato dalla Chiesa, confortate e incoraggiate dalle relazioni tenute da Mons. Mani e da Mons. Moretti, entrambi impegnati per tanti anni anche nella pastorale familiare nazionale.