“Crescita e sviluppo del
bambino: quali problemi?”Il 1 ottobre nella Casa SS Salvatore si è tenuto il XXII convegno delle famiglie sul tema: “Crescita e sviluppo del bambino: quali problemi?”

In questo numero riportiamo alcuni stralci delle prime due relazioni, del prof. Andrea Narduzzi e di Padre Giuseppe Ferri. Nel prossimo numero riporteremo stralci delle relazioni della dott.ssa Concetta Tenuta e del Dott. Salvatore Iannuzzi.

 

Prof. Andrea NARDUZZI:

C’è un nesso molto stretto tra quello che dice la Chiesa e quello che il mondo laico e la cultura hanno elaborato nel corso dei secoli. I grandi classici, da Seneca, Platone, Ariosto, Tasso, Manzoni, altro non hanno fatto che intuire le grandi verità morali che riguardano l’uomo, che sono le stesse che difende la Chiesa…. Nel cuore dell’uomo c’è un nocciolo di dignità, che è un nocciolo di felicità, che non può essere violato, ed è lo stesso che Gesù ha realizzato e ha purificato pienamente, ma è lo stesso che contemplano i grandi classici. Ogni giorno ho la possibilità di far intuire ai miei giovani le grandi verità morali che riguardano l’uomo.(…)

La scuola  oggi deve prendere la strada delle grandi idee, dei grandi valori. È finito il tempo in cui si faceva imparare a memoria di quanti libri è formata l’Eneide. l’Eneide è un grande poema, per fare un esempio tra  mille, ma ai giovani interessa non solo la struttura del testo ma anche che Virgilio invece di dare man forte ai vincitori, dia forza agli umili, ai vinti. Quando parlo della dimensione morale dell’Eneide, della sua pregnanza umana, i giovani sono interessatissimi. E quella dimensione profonda dell’Eneide è la stessa dimensione di Cristo, che è venuto per sollevare gli umili, per dar forza ai deboli. (…) . Il compito dell’insegnante è proprio quello di far emergere questa dimensione profonda che è in ciascuno di noi e che ci accomuna proprio perché siamo scaturiti dal Sommo Bene, che è Dio.

I giovani ricercano esempi concreti, ci tengono molto che si mantengano i ruoli stabiliti tra docente ed alunni, è importante che non si confondano i ruoli. Come consacrato mi pongo anche come esempio di carità verso di loro. Carità significa disponibilità nel bisogno, se uno studente mi chiede una spiegazione, nonostante sia stanco morto, io, vedendo Cristo in quel giovane, dico di sì, quindi vivo la carità in questa dimensione. La carità deve avere, però, i suoi paletti: è giusto essere disponibili, aperti, però, bisogna saperlo fare. In questi anni ho avuto anche l’aiuto di Padre Giuseppe, che è una presenza concreta dell’amore di Dio per noi. Concludo dicendo che nonostante si dica che questa generazione sia disordinata, scostumata, disorientata, c’è nel cuore di ogni giovane tanta luce, bisogna avere solo la grazia necessaria e gli occhi per poterla scoprire, valutare e poterla far emergere, attendendo che il nostro impegno porti frutti come e quando vorrà Dio.

Padre Giuseppe FERRI:

(…) Non solo educare, ma educare come? Dialogare, fermarsi, sono dei metodi induttivi. C’è anche un altro metodo che oggi si pone in modo particolare di fronte a tutta la comunità cristiana: il metodo deduttivo. I ragazzi, i  bimbi, le persone, devono imparare a dedurre, a trarre dalla vita quotidiana personalmente delle convinzioni, dei modi di fare e di vivere, attenti come sono ai valori, perché ne sentono il richiamo, l’esigenza….

Oggi c’è bisogno di testimonianze e di testimonianze cristiane: - “Perché mi dite Signore, Signore, e poi non fate quello che vi dico?”  Il metodo che deve indurre è quello della buona testimonianza: un’amabilità, una bontà, una logica d’amore a tutta prova. È un po’ il comportamento di Nostro Signore Gesù Cristo. A questo punto ciascuno di noi può e deve educare. Dove sta la forza di chi induce a dedurre, a riflettere? Sta nella perseveranza, “con la vostra perseveranza salverete le anime vostre”. L’amore non deve fermarsi di fronte a niente e a nessuno, amare fattivamente, concretamente, anche di fronte a chi nega l’accoglienza di questo amore…..

Bisogna recuperare l’amore attraverso il perdono, attraverso questo ponte, questa scala che ci mette in comunione con Dio e con il prossimo. Il perdono in fondo ci eleva, ci costringe ad amare. “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori” è una “conditio sine qua non” per essere accolti e ricevere l’amore di Dio. (…) Quando non accettiamo l’amore crocifisso che sa perseverare anche di fronte a chi ti disprezza, ti calpesta, ti contraddice, andiamo ad accrescere il bagaglio negativo di diseducazione sociale nel mondo. Per educare basta una testimonianza d’amore, anche piccola. Educare significa tirare fuori. Il quotidiano dev’essere la cattedra, il libro a cui attingere, il quaderno su cui scrivere le parole educative della nostra vita che diventerà libro per i figli. Chi di noi non ricorda quello che dicevano o facevano i nostri parenti?

Le loro parole, i loro gesti hanno lasciato una traccia nella nostra vita,  certi valori testimoniati sono stati riconosciuti positivamente dal nostro cuore, dal nostro spirito, dalla nostra intelligenza.

 

La buona testimonianza dei genitori è la cattedra che dà la laurea di vita ai figli….. Privilegiare l’amore, il sacrificio, il rinnegamento, l’accoglienza.  La  prima fonte di educazione è la relazione interpersonale senza però trascurare le responsabilità che derivano dall’essere genitori.