La caritàDopo aver parlato, con l’aiuto del  Catechismo della Chiesa Cattolica, di alcuni aspetti delle virtù teologali della Fede e della Speranza, concludiamo con la virtù della Carità, sempre facendoci aiutare dal Catechismo della Chiesa Cattolica.

 

L’art. 1822 dice: la carità è la virtù teologale per la quale amiamo Dio sopra ogni cosa per se stesso, e il nostro prossimo come noi stessi per amore di Dio.

 

  Se vogliamo sapere come bisogna amare Dio e i fratelli, Gesù stesso ce lo insegna: “ il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso…(Fil 2,6-8); eravamo nemici e morì per noi ( cfr Rm 5,10).

Il Signore ci chiede di spogliarci del nostro io, per riempirci del Suo spirito, di amare come Lui, perfino i nostri nemici, di farci  prossimo del più lontano, di amare  i bambini e i poveri come lui stesso ha fatto.

Purtroppo l’uomo senza la fede e la speranza non può amare un nemico, perché significherebbe andare oltre ciò che è  il visibile, l’apparente, il momento presente. Solo la fede nell’amore del Signore verso di noi e la fiducia nelle Sue promesse  ci possono far vedere  il nemico come un povero uomo, che non sa quel che fa, e farci dire proprio come Gesù dalla croce: “ Padre perdonali,  perché non sanno quel che fanno”(Lc 23,34).

Queste sono le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte la più grande è la carità (1 Cor13,13).

 

  La carità è sorgente e termine della pratica cristiana delle virtù (cfr art. 1827).

Da anni il nostro P.Giuseppe ci insegna che la carità è il tetto del nostro cristianesimo, ciò che copre i due pilastri del nostro tempio spirituale, le cui colonne portanti sono la fede e la ragione e la cui base è l’umiltà. E sì, miei cari, alla base di tutto c’è sempre l’umiltà: il riconoscimento del nostro nulla di fronte al nostro Creatore. Se non partiamo dalla condizione che siamo tutti creature di un unico Creatore, che siamo stati creati a Sua immagine e somiglianza per un Suo disegno di bontà, che siamo resi, per mezzo del sangue del Suo figlio, Gesù Cristo, Suoi figli adottivi, non potremo mai vivere la carità.

La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia,  non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto,  non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità.  Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.  

La carità non avrà mai fine (1 Cor 13,4-7).

 

  Per sapere poi se viviamo nella carità, ce ne accorgiamo dai frutti.

La carità ha come frutti la gioia, la pace e la misericordia, esige la generosità e la correzione fraterna; è benevolenza, suscita la reciprocità, si dimostra sempre disinteressata e benefica, è amicizia e comunione (cfr art. 1829 C.C.C.).

 

Preghiamo il Signore perché premi la nostra buona volontà di produrre questi frutti e ci benedica con un buon raccolto.

 Sorella Silvana