La
Madonna 
dei 
ciclistiTra i due rami del lago di Como, alle pendici del Monte San Primo, nel comune di Magreglio, a 754 m sul livello del mare si trova il santuario della Madonna del Ghisallo, al culmine della strada che da Milano porta ad Erba ed alla punta di  Bellagio in centro lago. Secondo la tradizione popolare il nome della venerata immagine della Madonna del latte di mano ignota, di dimensioni 60x90, deriva da un certo conte Ghisallo che, in epoca medioevale, imbattutosi nei briganti, ne invocò devotamente la prote zione e per sua intercessione si salvò dal pericolo. Da allora la Madonna del Ghisallo venne considerata protettrice dei viandanti.

Da quando è nata la bicicletta la strada che porta al santuario è divenuta sempre più un luogo frequentato da ciclisti dilettanti e non che la percorrono in allenamento e si fermano al santuario per devozione. La località viene tradizionalmente toccata dal Giro di Lombardia che ivi passò per la prima volta nel 1919 ed è stata inserita varie volte tra le tappe del Giro d’Italia. La strada è quasi tutta immersa nel bosco ed i migliori ciclisti professionisti riescono a compiere il percorso in poco meno di 20 minuti. Quest’anno il santuario del Ghisallo è stato il luogo di partenza della ventunesima tappa dell’ 89° Giro d’Italia, l’ultima, con arrivo a Milano.

Negli anni dopo la seconda guerra mondiale l’allora rettore del santuario, don Ermelindo Vigano si impegnò affinché la devozione alla Madonna fosse anche riconosciuta  con decreto pontificio. Nel 1948 il papa Pio XII benedisse ed accese a Roma una fiaccola di bronzo poi portata nel santuario da una staffetta di corridori di cui gli ultimi frazionisti furono Bartali e Coppi. Da allora è sempre accesa in memoria dei ciclisti defunti e come testimonianza della fede dei vivi. L’anno successivo, il 13 ottobre 1949,  lo stesso papa proclamò la Beata Vergine del Ghisallo

principale patrona dei ciclisti italiani. La festa viene celebrata l’8 settembre.

Da oltre cinquant’anni alle pareti del piccolo santuario i ciclisti hanno attaccato cimeli votivi, maglie e biciclette utilizzate in occasione di grandi vittorie. Tra essi le biciclette di Fiorenzo Magni, Fausto Coppi, Gino Bartali, Eddie Merckx, Gianni Motta, la bicicletta dei bersaglieri e quella con le ruote lenticolari usata da Francesco Moser  in occasione del record dell’ora. Numerose le maglie rosa del Giro d’Italia, gialle del Tour de France e iridate dei campioni del mondo.

Tanti cimeli hanno reso necessaria la costruzione del Museo del Ciclismo inaugurato

proprio di recente. L’ultima pietra è stata benedetta dal papa Benedetto XVI, portata in Vaticano dalla staffetta ciclistica “ Tour di Michelangelo” partita da Friesing, in Baviera dove il pontefice è stato arcivescovo per diversi anni. Nel 500° anniversario della costruzione della Basilica di S. Pietro, proviene dalle stesse cave della Versilia utilizzate da Michelangelo per le sue opere magnificenti. Sulla pietra è stato scolpito il motto “Omnia Vincit Amor” , “l’amore vince tutte le cose”. Sulla sinistra del santuario c’è anche il monumento al ciclista. Dietro, sullo sfondo, le alte vette della Grigna lecchese fanno sentire questo luogo sacro ad uno sport simbolo di lealtà e spirito di sacrificio più vicino al cielo.

                                                                             Prof.  Antonella Palomba