Il Beato Giovanni 
Duns Scoto

cantore dell’ Immacolata

 

Come molti sapranno, da qualche tempo è consuetudine, nella comunità dell’Opera di Maria Vergine e Madre riunita a ringraziare il Signore per l’anno appena trascorso ed affidare il nuovo nelle sue mani, estrarre da un cestino appositamente preparato da sr. Marisa, contenente immaginette di santi e beati, il santo dell’anno per l’opera e uno per ogni componente della comunità,compresi gli associati e gli amici che desiderano partecipare all’iniziativa. Nel corso dell’anno ciascuno si impegna a conoscere di più il suo santo o beato protettore e a pregarlo e lo stesso accade per il santo dell’opera al quale vengono rivolte le preghiere di tutta la comunità per i suoi bisogni spirituali e temporali.

  Provvidenzialmente ciascuno, nel conoscere la vita e il pensiero del proprio santo, spesso si scopre confermato nella propria vocazione e nel compito specifico della vita (il mio santo per l’anno scorso era s.Giuseppe da Copertino, patrono degli insegnanti ed io sono un’insegnante!). Ciò è quest’anno marcatamente evidente per l’Opera che stavolta si ritrova ancor più radicata in Maria Santissima nella figura del beato Giovanni Duns Scoto, il “Cantore del Verbo incarnato e difensore dell’Immacolato concepimento di Maria”, come lo definì Giovanni Paolo II beatificandolo il 20 marzo 1993.

  Giovanni Duns nacque nell’omonima città della Scozia tra il 23 dicembre 1265 e il 17 marzo1266.Più tardi gli fu attribuito il soprannome “Scoto” da Scozia, secondo la distinzione fatta in base alla provenienza dei frequentanti del corso dottorale dell’Università di Parigi per il conseguimento del titolo di Magister regens.Entrò nell’ordine francescano ad appena 15 anni, in deroga al diritto canonico che consentiva l’ingresso in noviziato a 18 anni,  garantendo per lui padre Elia Duns, suo zio paterno. Nella notte di Natale del 1281, prima della sua professione religiosa, gli apparve tra le braccia Gesù Bambino, un segno profetico per la sua particolare devozione per la Vergine Maria. Divenuto sacerdote nel 1291, per le sue ottime doti intellettive e spirituali fu inviato a  frequentare l’Università di Parigi, ritenuta a quei tempi il centro per eccellenza della teologia e della filosofia in occidente.Avrebbe dovuto conseguire il titolo di Magister regens nel 1303 ma, poiché si era schierato tra i sostenitori del papa Bonifacio VIII contro il re di Francia Filippo il Bello, fu costretto temporaneamente all’esilio prima di raggiungere il suo obiettivo nel 1305.

 

 Insegnò per soli tre anni, due a Parigi e uno a Colonia poichè la morte lo colse, a soli 43 anni, l’8 novembre 1308. E’ sepolto al centro della navata sinistra della chiesa francescana di Colonia e la sua memoria liturgica si celebra l’8 novembre.E’ particolarmente ricordato per la sua dottrina sul primato di Cristo e sull’Immacolata Concezione.

  Prima di approfondire i principi che lo portarono ad enunciare tale dottrina, è opportuno precisare che sin dal medioevo esistevano, a proposito della Vergine Maria, due correnti di pensiero:i “macolisti” e gli “immacolisti”, secondo la definizione della questione fatta da s. Bonaventura da Bagnoregio. I “macolisti”, cioè coloro che sostenevano che anche Maria fosse nata,come tutte le creature umane, macchiata dal peccato originale, basavano la loro tesi su due brani della Lettera di s. Paolo ai Romani in cui si legge:”tutti peccarono e tutti attendono la gloria di Dio”(Rm 3,23) e”tutti peccarono in Adamo”(Rm 5,12) e sulle affermazioni filosofiche patristiche “nessuno è liberato dalla massa del peccato se non nella fede del Redentore” e “il nostro Salvatore, come è venuto per liberare tutti, così nessuno ha trovato libero dal reato” rispettivamente di s.Agostino e di s. Leone Magno. Perciò, non risultando da nessuno scritto il privilegio di Maria sin dal suo concepimento, sarebbe anche lei parte della redenzione universale di Cristo.La posizione degli “immacolisti”invece sostiene che la Vergine è stata da sempre, per divina volontà,  ricolma di doni e preservata dal peccato poiché predestinata a diventare la madre del Salvatore e quindi per svolgere in pienezza di grazia il suo ruolo di Mediatrice. 

  Tradizionalmente l’Ordine dei Frati Minori, a costo di essere tacciato di eresia, sosteneva la convinzione che la Madre di Dio fosse stata concepita senza peccato originale.Tra i più appassionati fautori di tale principio vi furono Adamo di Marisco e Guglielmo Ware ( o Varrone), quest’ultimo maestro di Giovanni Duns Scoto negli studi di teologia, che però non risulta abbia preso parte a dispute sull’argomento, cosa che fece il suo discepolo e successore, per volontà della Santa Sede, all’Universita della Sorbona di Parigi, allora roccaforte della tesi “macolista”.

 

La famosissima disputa si tenne verso la fine del 1307 o agli inizi del 1308. Prima di dibattere pubblicamente le sue argomentazioni, Duns Scoto così pregò passando davanti alla statua di Maria scolpita sul frontespizio della cappella del palazzo reale:”Dignare me laudare te, Virgo sacrata:da mihi virtutem contra hostes tuos”(Degnati, o Vergine benedetta, che io possa degnamente lodarti:donami la virtù contro i tuoi avversari). La statua piegò la testa in segno di assenso rimanendo in tale posizione.

   Nell’illustrare i vari passaggi del pensiero scotiano farò riferimento al testo dell’omelia tenuta a Betlemme da Fr. Giovanni Lauriola ofm l’8 dicembre 1993, festa dell’Immacolata Concezione, nel quale tra l’altro si legge che “il Maestro francescano proclama tanto la perfezione assoluta della redenzione di Cristo da far redimere anticipatamente la Madre sua, con la cosiddetta ‘redenzione preventiva’. Geniale intuizione che fa dichiarare apertamente Immacolata la Vergine Madre. A Dio, infatti, non bisogna porre limiti al manifestarsi del suo amore. Se la manifestazione dell’amore di Dio non contrasta con la sua Parola e con l’interpretazione della Chiesa, bisogna accettare ogni possibilità del suo manifestarsi. Che Maria non sia mai stata soggetta al peccato è possibile a Dio. E se è in sua potenza, Dio l’ha effettivamente fatto”. Quindi Dio, nel suo immenso amore, ha redento in anticipo, cioè prima che venisse al mondo Cristo salvatore e redentore, sua madre Maria S.S.in previsione del grande compito che avrebbe ricevuto di portare nel grembo suo figlio fatto uomo.

   Due gli aspetti fondamentali del pensiero scotiano nel corso della disputa: la dignità di Maria e la redenzione preventiva. L’affermazione che Maria non fosse stata macchiata dal peccato originale poteva sollevare delle obiezioni, in primo luogo che ella non avesse avuto bisogno dell’intervento del Redentore e, in secondo luogo che Cristo non sarebbe stato il Redentore universale dovendola  escludere dal suo intervento salvifico. Con le sue eccezionali capacità dialettiche Duns Scoto fugò ogni dubbio, puntualizzando il concetto di ‘liberare’che vuol dire sciogliere da un legame (il peccato), cosa che vale per tutto il genere umano, e quello di ‘preservare’, conservare prima e ciò può dirsi solo di Maria. Per lei si tratta di vera “redenzione preservatrice” e non di semplice preservazione. Nelle parole di Fr. Giovanni “Maria, in quanto figlia di Adamo, è stata concepita secondo la legge del genere umano, colpito dal peccato originale. Il Figlio suo la santifica nello stesso istante che la crea, applicandole in anteprima i suoi meriti di Redentore del genere umano….Quindi, proprio perché immacolata, ha avuto bisogno del Redentore in modo speciale e singolare.”

   Così il discepolo di Duns Scoto, Francesco Mayroni riassumeva l’argomento del maestro: “Dio ha potuto preservare Maria dal peccato: era conveniente che lo facesse; dunque lo fece.

- Potuit, decuit, ergo fecit”. Maria può così proclamare nel Magnificat “il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore ( Lc 1,47 ) e “grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente” ( Lc 1,49 ).

   In conseguenza delle le sue affermazioni Duns Scoto ebbe il titolo di “Doctor Subtilis” e  quello di “ Dottore  dell’Immacolata”.Venne abrogato a Parigi dalle autorità accademiche il decreto del vescovo Maurizio in vigore dal 1163 che proibiva la celebrazione liturgica della festa dell’Immacolata e sostituito da un altro che la istituiva. Nel 1325 anche il papa Giovanni XXII e tutta la città di Avignone celebrarono la festa e successivamente la tesi “immacolista”si diffuse con maggior vigore.

  Il 27 novembre1830 la Madonna apparve proprio a Parigi, al 140 di rue De Bac, a s. Caterina Labourè circondata dalla scritta con le parole della popolare giaculatoria: “ O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a voi”. L’8 dicembre 1854 il beato papa Pio IX promulgò la Bolla Ineffabilis in cui decretò che “la dottrina la quale ritiene che la Beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in vista dei meriti di Gesù Cristo, Salvatore dell’uman genere, fu preservata immune da ogni da ogni macchia di colpa originale, è da Dio rivelata e quindi da credersi fermamente e costantemente da tutti i fedeli”. Il dogma fu confermato dalla Madonna stessa che, apparendo a Lourdes a s. Bernardette l’11 febbraio 1858, disse: “ Io sono l’Immacolata Concezione “.

Nel 1950 Papa Pio XII proclamò il dogma dell’Assunzione di Maria Santissima.

   Per approfondimenti consultare il sito www.centrodunsscoto.it  da cui sono tratte le raffigurazioni del beato e molte delle notizie contenute in quest’articolo.

                                                                                                          Antonella Palomba