L’ Agorà di noi Apostoline è cominciata la notte del venerdì 31 agosto, quando circa all’una di notte abbiamo varcato la “soglia” di Loreto. La cittadina era gremita di giovani che con i loro canti e danze davano gia’ un anticipo, anche se minimo, di quello che sarebbe accaduto il giorno successivo qualche chilometro più in là, nella piana di Montorso. E proprio in quella piana, solo in quelle ore completamente vuota e silenziosa, abbiamo trascorso una notte insonne, vuoi per l’emozione, vuoi perché dormivamo per terra e tra un rosario e l’altro contemplavamo la cupola della basilica che si ergeva di fronte a noi e che ci ricordava di affidare a Maria  la grande avventura dei giorni successivi.              

Quella stessa spianata di Montorso, periferia di Loreto, il giorno successivo, doveva fare da sfondo per l’intreccio di storie di quasi 500.000 giovani provenienti da tutta l’Italia e dall’estero. Dopo mille vicissitudini, cariche tanto di stanchezza quanto di emozione, tra  un brulichio di ragazzi che cominciavano ad occupare la spianata, non so come, ci siamo ritrovate nel settore C, quello che lambiva l’enorme palco. Avevamo praticamente ”un posto in prima fila”! Dopo aver sistemato il nostro bel telo azzurro ( facente parte del corredo datoci in dotazione per l’occasione) per terra, ci siamo guardate intorno disorientate: eravamo circondate da miriadi di giovani che ballavano, suonavano facevano amicizia….La distribuzione dei volantini della nostra comunità è stato il pretesto per avvicinarli, ascoltarli e gettare  qualche piccolo seme nei loro cuori.

  Dopo le performances di vari gruppi che con la musica hanno non solo suscitato entusiasmo e coinvolgimento, ma presentato il messaggio evangelico in forma più vicina al mondo dei teen-agers, sotto un sole cocente, atteso e acclamato  molto di più rispetto alle più famose rockstar del nostro tempo, il nostro amato Papa Benedetto XVI ha fatto il suo ingresso nella spianata di Montorso. Il procedere lento dell’auto era segnato dallo spostamento dei ragazzi che si ammassavano là dove passava il Papa. Non avrei mai immaginato quanto il nostro pontefice sia amato dai giovani. Ed i suoi giovani non li ha certo delusi.

 

La veglia si è svolta in maniera veramente coinvolgente! Tra l’avvicendarsi di canti e preghiere il Papa ha tenuto un dialogo con alcuni  giovani che gli hanno posto delle domande. Le testimonianze da loro recate presentavano la vita reale compreso il bagaglio di sconfitte di cui spesso è carica. Ed il Papa stesso ha partecipato con emozione ai loro racconti, mettendo da parte le risposte già scritte e preparate. La prima testimonianza ha visto coinvolti Giovanna e Pietro, due fidanzati del quartiere S. Paolo, un quartiere di periferia della città di Bari famoso per la violenza, lo spaccio di droga e l’abbandono di minori. Alla domanda se in tali realtà la speranza sia ancora possibile, il Papa ha risposto “Sì c’è speranza anche oggi, ciascuno di voi è importante, perché ognuno è voluto da Dio e per ognuno Dio ha un suo progetto” “…Si parla spesso nella Chiesa di periferia e di centro, ma in realtà nella Chiesa non c’è periferia, perché dove c’è Cristo, lì c’è tutto il centro. Dove si celebra l’Eucaristia, dove c’è il tabernacolo, c’è Cristo e quindi lì è  il centro”… “Noi dobbiamo formare centri di fede, di speranza, di amore, di senso della giustizia, della legalità, della cooperazione.

 

Solo così può sopravvivere la società moderna….dobbiamo collaborare con grande solidarietà e fare quanto è possibile perché cresca la speranza…..In comunione con Maria, con tutti i Santi, in comunione con Cristo possiamo fare qualcosa di essenziale e vi incoraggio e vi invito ad avere fiducia in Cristo, AD AVERE FIDUCIA IN DIO.  Stare nella grande compagnia dei Santi e andare avanti con loro può cambiare il mondo, creando centri nella periferia…”per riportare al centro chi sta nelle periferie e sembra escluso dalla vita.

    La seconda testimonianza è stata quella di Sara di Begado, quartiere periferico di Genova, quartiere di vandali e bullismo dove le ragazzine si ritrovano incinta “ancor prima di aver compreso cosa significhi”, dove è difficile parlare di Dio perché i giovani guardano alla Chiesa come una realtà che “giudica”. Dalla domanda di Sara è emerso il problema del “silenzio di Dio”. Al “Perché Dio tace?” il Papa  ha risposto che Dio va scosso, che bisogna chiedergli di mostrarsi e che va ascoltato: “Dobbiamo avere il cuore aperto a percepire la vera presenza di Dio”. Ha sottolineato l’importanza di un dialogo personale con Cristo, “Lui non sempre risponde, ma ci sono momenti in cui risponde. Dio va ascoltato nella voce della Chiesa, la quale non è un centro di potere che “limita la libertà”con i comandamenti. Questi in realtà risultano essere “strade che guidano verso l’altro e la pienezza della vita”. La terza testimonianza è stata quella di Ilaria, ex-anoressica caduta nella malattia in seguito alla frammentazione della propria famiglia. Un incontro con un sacerdote ed altri amici durante la GMG di Roma l’aiutò a venir fuori dalla crisi. Adesso è una felice mamma di un bimbo.

 

                 Il Papa ha dato voce alle paure di tanti giovani , compresa la mancanza di senso che alcuni percepiscono nell’esistenza, ma ci ha incoraggiati a presentarci a Gesù così come siamo con “l’abbandono fiducioso di Maria”. L’invito alla SPERANZA è stato eloquente nelle parole : “Non abbiate timore, Cristo può colmare le aspirazioni più intime del vostro cuore! Ci sono forse sogni irrealizzabili quando a coltivarli nel cuore è lo Spirito di Dio? C’è qualcosa che può bloccare il nostro entusiasmo quando siamo uniti a Cristo?”. Ha parlato poi dell’AMORE vero e profondo non quello “usa e getta, prigioniero ed ingannevole, prigioniero di una mentalità egoista e materialista”.

Lo stesso matrimonio va inteso come un sì per tutta l’esistenza e aggiunge: ”So bene che questo sogno è oggi sempre più difficile da realizzare. Quante coppie chinano la testa, si arrendono, si separano”. Ma io, dice il Papa, “vi sono accanto” con la Chiesa e Maria e preghiamo perché “la crisi che segna le famiglie nel nostro tempo non diventi un fallimento irreversibile”.

  Al discorso del Papa carico di umanità e concretezza che ha ben saputo tener conto dei limiti e delle fragilità dei giovani, sono seguite altre performances di vari artisti compreso Baglioni. Dopo i fuochi d’artificio, il silenzio è sceso sulla piana trasformatasi in una distesa di sacchi a pelo.

 La nottata non ha avuto assolutamente nulla da invidiare alla precedente quanto a scomodità e contorsionismi vari, ma la nostra stanchezza è svanita grazie alla grande carica donataci ancora una volta dal nostro amato Papa nella celebrazione eucaristica della mattina. L’invito è stato quello di essere “contro corrente, vigilanti, critici”, a non “seguire le vie dell’orgoglio, ma quella dell’umiltà”, a “preferire vie alternative”, a non ascoltare “le voci interessate e suadenti” dei media e dei molti che “propagandano modelli di vita improntati all’arroganza e alla violenza, alla prepotenza e al successo ad ogni costo, all’apparire ed all’avere a scapito dell’essere”.

 

                                                                      Sottolinea: “Non abbiate paura di apparire diversi e di venire criticati”, ricercate uno “stile di vita sobrio e solidale”, relazioni affettive “sincere e pure”, “impegno onesto nello studio e nel lavoro”, “interesse profondo per il bene comune”, “coraggio dell’umiltà”. UMILTA’ non come via della rinuncia, ma del coraggio. E’ la via per eccellenza percorsa dai santi ciascuno nell’originalità della propria vocazione. Ed ha citato quelli che per i giovani possono essere veri punti di riferimento tra cui S. Gabriele dell’Addolorata, S.Gemma, S. Domenico Savio….E’ necessario SEGUIRE CRISTO senza compromessi. E seguire Cristo significa “sentirsi parte viva del suo Corpo, cioè la Chiesa”. E’ bella l’immagine che il Papa ha proposto della Chiesa come comunità amica, una “comunità di compagnia” nella quale nonostante i drammi della vita può rinascere la gioia di vivere, grazie all’impegno di “accoglienza gratuita del prossimo e di attenzione premurosa verso chi è in difficoltà” che ciascuno di noi è chiamato a perseguire.

  Stando ai commenti di molti giovani, Benedetto XVI è un papa che molti sentono vicino perché li spinge a perseguire i loro ideali e a non omologarsi. Personalmente ho sentito mio il suo discorso, anche a causa dell’esperienza di apostolato vissuta a Scampìa, periferia di una “periferia geografica, economica, sociale, affettiva”, qual è Napoli secondo la definizione di don Pasquale Incoronato, responsabile della pastorale giovanile della diocesi napoletana. Loreto ci ha insegnato “la periferia, perché Nazareth è stata periferia che solo il sì di Maria ha reso centrale nella storia dell’umanità”. Il Papa ci ha fatto comprendere come sia “possibile diventare centro” se uniti a Cristo, uomo di periferia , ma Re e centro dell’universo.

 

                                                                                       Sorella Gabriella